Regia di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza vedi scheda film
"Sguardi": intensi e gelidi quelli del Killer,spenti e "pieni di vita" quelli della vittima.Salvo e Rita sono rispettivamente carnefice e vittima nell'assolato spicchio di Sicilia al puzzo di mafia.
E' un eccellente esordio quello di Piazza e Grassadonia,dove la "mafiosita' " cozza' con l'umanita'.
Il primo passaggio si consuma dinamicamente,in movimenti di macchina nervosi,che accapparrano sibili di kalashnkov e revolver.
E' un fotogramma adrenalinico degno del miglior Melville o d'un noir italico di genere,ma rimane comunque l'unico "leitmotiv" sanguinolento del film.L'intelligenza di Piazza e Grassadonia è sopratutto nell'accantonare la cruenza fuori campo,affidandosi al rumore dei "sensi" e alla figurazione scenica.L'ingresso nell'appartamento di Salvo,(giunto sin li per vendicarsi d'un agguato) segna l'inizio d'un impianto ellittico sensazionale.
Un qualcosa che pone "Salvo" al di fuori dei canoni del "film di mafia";risparmiando allo spettatore un lavacro di efferatezza a volte gratuita.Vi è uno "scambio" empatico tra Rita e Salvo,con la giovane che pur non vedendo "sente" i passi dell'uomo.
Salvo come il classico "antieroe silenzioso" alla stregua d'un polar "Melvilliano",penetra nella casa,la regia offre le figure di uomo e donna nell'ombra,si "vedono",si sentono,si sfiorano.Un movimento di macchina avvolgente restituisce i movimenti di Rita e Salvo,nell'attesa d'un qualcosa di nefasto e "miracoloso" che si respira nell'aria.L'omicida Salvo uccide il fratello mafioso di Rita,la giovane si "nutre" cosi' d'un miracolo che le ridona la luce.E' una metafora perfetta,lucida e spietata,un riacquisire il senso di luci e colori che una vita coatta aveva sottratto.
Rita come donna di mafia,che tutto sa ma "nulla vede",l'impianto registico trasporta nell'empatia d'un rapporto nutrito inizialmente di odi e diffidenze,per evolversi in seguito in affetto e condivisione reciproca.
Una relazione dolce e poetica,silente e pregna di "sottintesi" tra figure forzate in ruoli ed etichette.
Ottima la scelta di relegare la mafia nel "circondario" della vicenda,la si tocca e respira in padrini patriarcali come l'ottimo Mario Pupella.La si evince in quello spicchio d'umanita' "onesta" ma collusa col malaffare,come l'inerme spalleggiatore Luigi Lo Cascio.Ma è una "mafia" che seppur vendicativa non puo' strappare il sogno d'una vita nuova.Salvo diventa cosi' per Rita una sorta di dolce "tutore",un angelo custode nella cui gelida freddezza e nei lividi silenzi si smuove un sentimento umano."Salvo" è un film dal trasporto emotivo,nel suggello significativo di "sguardo",anima e sangue.Un talento da non sottovalutare quello del tandem Grassadonia e Piazza,coinciso e brillante nel descrivere un pezzo d'umanita' relegata in un orrendo e schematico sistema.......
Un opera delicata e non invadente nell'incedere,nutrita di ampi sussulti tra urla,umori e dolori, immutati comunque nella dolce sensibilita' della vicenda.
Complimenti ai due registi,supportati da un ottimo script destituiscono la mafia,"congelandola" nell'aridita' di cave "mortuarie" e luridi capannoni.
All'interno delle ferraglie sopravvive un lampo vitale che ora "guarda" e "sente" col cuore,grazie a un miracolo smosso da un dolce "Killer solitario" una nuova vita sta per ricominciare.....
"Salvo" è un film consigliato appassionatamente,parte d'un cinema italiano utile ed intelligente, che purtroppo non si
vede spesso.........
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