Regia di Alessandro Siani vedi scheda film
Secondo solo, seppur sideralmente distante, a Checco Zalone come incassi delle ultime stagioni, Alessandro Siani con questo film si è affrancato dai ruoli di coprotagonista (di successo) dei vari “Benvenuti …” e si è accaparrato la scena in toto.
Il pubblico l’ha promosso, ma se il suo “rivale” divide tra estimatori e detrattori, ed in fondo lì un perché c’è, in questo caso tutto appare aggirarsi nei pressi dell’assurdo.
La pochezza appare davvero totale, al di là della simpatia del personaggio che può rientrare di più o di meno tra le preferenze di ognuno di noi.
Su consigli terzi, la principessa Letizia (Sarah Felberbaum), cercando popolarità, inscena un’improbabile relazione con lo squattrinato Antonio (Alessandro Siani).
Niente li accomuna, ma poi ci si mette di mezzo il ciambellano Anastasio (Christian De Sica) ed il pensiero della nobile lentamente cambia.
Per tutti i partecipanti ecco che le cose possono cambiare.
Alessandro Siani cerca la favola facile, è comunque una scelta, si cercano i toni surreali, la realtà viene mutata in fiaba (a partire da un ipotetico regno), ecco un castello venuto dal nulla e due mondi opposti che fanno “splash” con risultati facilmente intuibili.
E’ in fondo è un po’ come se il sud ed il nord venissero a contatto in altre forme (i poli opposti …), niente di nuovo, ma soprattutto rispetto ai film che avevano fatto conoscere Alessandro Siani manca un po’ tutto a partire da una regia più navigata che sappia impartire i tempi.
Oltremodo complicato trovare lo spunto per riderci sopra, i luoghi comuni abbondano, i richiami a "Cyrano de Bergerac" o “Roxanne” sono utilizzati in malo modo, insomma come si fa a salvare qualcosa?
Personalmente non si può, a parte forse la figura di Christian De Sica che perde la sua solita sicurezza (la sua sobrietà fa quasi tenerezza), per cui si tratta di una favola, nei toni, ma fondamentalmente molto debole, senza pensare a come contornare il tragitto si pensa esclusivamente all’approdo, il resto dovrebbe arrivare dalla verve comica di Alessandro Siani che è a dir poco spuntata ed alla lunga (nemmeno troppo) ripetitiva.
Asfittico.
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