Regia di Markus Imhoof vedi scheda film
La culla di un’ape è un cestino viscoso cucito all’uncinetto da una sfilza di zampe, la tomba di un’ape è una colata d’oro: nel mezzo fughe e approdi dell’insetto impollinatore saltuariamente assassino, voli in ralenti in un campo di mandorli e incontri ravvicinati con l’alveare artificiale. Le immagini rapiscono l’occhio dello spettatore senza umettarlo con la retorica sull’emergenza ambientale né sfiancarlo lavorando per accumulo di informazioni. Tra la lezione di scienze e la testimonianza di vita, dove la storia dell’ape incontra la storia dell’uomo nasce Un mondo in pericolo, che è il titolo italiano e la descrizione sommaria di More Than Honey: l’allarmismo della traduzione nostrana allude al mistero delle api scomparse, che come abbiamo appreso da Einstein (o chi per lui) prelude all’umana estinzione. Il film svizzero candidato all’Oscar 2014 non semplifica i fatti (se un terzo del nostro pane quotidiano viene dall’apis mellifera, preoccuparsi della sua salute è atto civile) ma amplifica la curiosità epidermica, realizzando uno studio che, seppur ampio e vario, non mostra l’ansia di seguire “il programma”. La sindrome dello spopolamento degli alveari trova cause plausibili (i pesticidi, i parassiti) girando attorno al globo e chiedendo agli esperti; suggerisce cause sensibili inquadrando lo sciame di auto in moto perpetuo sul circolo vizioso asfaltato. Il regista è profondamente legato all’insetto: le foto che scorrono bianche & nere sul miele sono un “diario di famiglia con api”, raccontano un’urgenza personale, prima che divulgativa.
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