Regia di Lucien Castaing-Taylor, Verena Paravel vedi scheda film
La prima parola che mi viene in mente, dopo aver visto questo documentario, è "viscere": il viaggio per mare del peschereccio, seguito nell'antico rito della pesca, è un viaggio nelle sue budella, nell'antro nero e diabolico del Leviatano che rappresenta, nel suo respiro fatto di reti che s'allargano e si stringono, del suono continuo e alieno che batte e ribatte fra catene, argani, il ribollire del mare e dei pesci, del loro sangue, delle loro teste mozzate. Attorno, gabbiani come oggetti d'altro mondo, lo accompagnano in questa mattanza. La forza straordinaria di questo documentario sperimentale, è proprio la potenza visiva e sonora del materiale raccolto dai due registi, usando micro camere per portarci, appunto, dentro il lavoro quotidiano della pesca, ma proponendocelo in maniera del tutto originale, a volte fin troppo, cercando di catapultarci, come Pinocchio, nella pancia del Leviatano. I pescatori sono indistinguibili dai pesci che boccheggiano nelle grandi vasche: non sono altro che organismi di mare pure loro, quasi muti, coperti d'acqua e di sporcizia, che condividono lo stesso caos, lo stesso sangue e lo stesso destino. Un documentario "Dogma", per stile e idea, che necessita di impegno e di perseveranza, a volte epico e meraviglioso, a volte ripetitivo, con sequenze inutilmente allungate, per raggiungere, probabilmente, l'ora e mezza. Sarebbe stato più incisivo sulla media distanza. Resta, comunque, un oggetto spaventoso, col suo passo carico d'orrore e sopravvivenza, un qualcosa che difficilmente scivola via senza lasciare traccia alcuna. Ben distante dai documentari tipici della BBC, tanto per capirci. Un film esperienza, che ha, un vero peccato, qualche lungaggine di troppo.
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