Regia di Lucien Castaing-Taylor, Verena Paravel vedi scheda film
Alcune ore durante le fasi di pesca a strascico su di una imbarcazione al largo delle coste atlantiche del Nord America, riprese e montate attraverso l'uso di innumerevoli videocamere Go-Pro dislocate nei punti più disparati della nave, delle reti, addosso ai membri dell'equipaggio e persino sui pesci e gli uccelli che circondano il natante.
Nato come documentario curato da Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel del Sensory Ethnography Lab presso la Harvard University e distribuito come lavoro sperimentale sull'industria ittica Nord Americana, è uno strabiliante e straniante esempio di Cinéma-vérité che utilizza il concetto, semplice e suggestivo insieme, dell'on board camera applicato alle perturbazioni che un elemento esogeno come una nave da pesca produce nel suo viaggio di morte e distruzione all'interno del delicato equilibrio dell'ecosistema marino, ma anche una testimonianza in presa diretta dell'eterna lotta di sopravvivenza dell'uomo a confronto con la brutale e titanica immensità del continente oceanico.
Se le premesse di un lavoro che trova nella citazione del Leviatano di Giobbe il senso ideale di una interazione tra l'inesorabile potenza distruttrice di un mostro meccanico ed il caos fecondo che emerge dalle profondità marine quale sottotesto naturale dei millenari riti di sopravvivenza della civiltà umana, è l'apparato formale di una pluralità casuale di punti di vista che precipita lo spettatore nel Maelstrom di uno straniamento sensoriale senza precedenti che ne fa un lavoro fuori dal comune, concependo nella moltiplicazione e frammentazione dell'occhio registico una suggestiva estensione dell'apparato cinematografico in perfetta simbiosi con la realtà che vuole registrare. Giocato quasi sulla scala di una interazione liminare tra le interfacce di ambienti in osmosi (la nave, l'acqua, l'aria) e sull'apparente casualità della narrazione (una sequenza di riprese con pochi dialoghi e spesso completamente al buio), questo documentario di magniloquenza poseidonica rivela in realtà il senso di una intelligenza superiore (la nave, chi la governa, qualcuno più in alto?) che presiede impassibile all'inesorabilità degli eventi, incurante della mattanza di creature inermi come del duro sacrificio di uomini in balia delle onde, restituendoci la potenza e l'assurdità di una lotta per la sopravvivenza in cui lo sferragliante artificio meccanico creato dall'uomo finisce per divenire parte di un complesso ecosistema biologico (con tanto di gabbiani-spazzini e resti ittici restituiti alla vorace profondità dell'oceano).
Se è vero che gli 88 minuti del metraggio sembrano anche troppi per chi debba star dietro alla costante penombra di scene che risuonano dell'incessante nenia gorgogliante del mare senza cadere fra le braccia di Morfeo (come fa un marinaio che si addormenta davanti alla tv a tarda notte, sic!), per chi riesce a restare sveglio fino alla fine c'è il premio impagabile di scene mozzafiato (tra tutte quella dell'inganno prospettico di un vertiginoso ribaltamento gravitazionale di gabbiani in volo rovescio sulle onde) ed il senso di uno smarrimento esistenziale che finisce per inghiottirci nel buio eterno di una notte salmastra.
Per tutti quelli che hanno la curiosità di sapere dove inzia la filiera che finisce nelle bancarelle del pescivendolo sottocasa.
"La nave è fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo e fantasia,
molecole d'acciaio, pistone, rabbia, guerra lampo e poesia."
Francesco De Gregori
-------------
Il film è noleggiabile direttamente qui:
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta