Regia di Henry Alex Rubin vedi scheda film
Ottimo film drammatico, con sfumature thriller.Tematiche profonde e attuali.Ben interpretato
Partendo da episodi interpretati dai protagonisti delle cinque storie, la pellicola ci narra le abituali distorsioni del “mondo cyber”, un mondo invisibile che s'insinua e scorre sotterraneo nei meandri della quotidianità. Le vicende si sviluppano e si incrociano, accomunate da un profondo senso di solitudine, smarrimento ed incomunicabilità .C’è la storia di un padre vedovo, investigatore privato, che scopre gli atti di cyber - bullismo compiuti dal figlio e da un suo amico ai danni di un coetaneo che frequenta la stessa scuola, quella della famiglia di Ben, l’adolescente vittima, il cui padre, un avvocato di successo, trascura gli affetti familiari, per dedicarsi alla carriera, accorgendosene, quando la situazione è ormai compromessa. E ancora, la vicenda di una giovane coppia in crisi, privata non solo della serenità dopo la perdita del loro primogenito neonato, ma anche del conto in banca, con i risparmi di una vita, a causa di una clonazione della loro carta di credito. C’è, infine, l’avventura dell'ambiziosa giornalista Nina che, alla ricerca di un reportage esclusivo, si addentra pericolosamente, nell’ esplorazione del mondo che gravita intorno al cybersesso, riuscendo a conoscere e intervistare un ragazzo minorenne, che sbarca il lunario con delle chat erotiche per adulti. Sono sconosciuti, vicini di casa, o colleghi, e le loro storie si intersecano, in questa avvincente pellicola, che racconta la vita di persone comuni, alla disperata ricerca di un contatto umano. “Disconnect” fissa in maniera puntuale ed esplicativa, una realtà drammatica e ci svela una semplice ma profonda verità: nell’era dei social network, del cyber-spazio, dei tablet, smart-phone e quant'altro, l'uomo è solo. Questo assunto che io condivido pienamente è la ragione e il senso del film. Interessante perché interpreta con meticolosa precisione, i nostri convulsi tempi, i nostri tic, le nostre consuetudini, il nostro mesto quotidiano, scandito da una tecnologia che ci sovrasta e domina. Il famoso “web”, che teoricamente dovrebbe darci sicurezza e perfino compagnia, può rivelarsi una trappola insidiosa, in cui è facile cadere e da cui è difficile difendersi. Gli episodi che in qualche modo s'intrecciano, sono storie di oggi che possono accadere e accadono, è cronaca recente, la drammatica e autentica disavventura occorsa ad una giovane, suicidatasi alla fine di un lungo calvario, dopo che è stato criminalmente diffuso in rete un suo video “hot” mai riuscito a rimuovere del tutto. I social che catturano l’attenzione degli adolescenti, sono un’arma a doppio taglio, consentono lo scambio veloce di informazioni, ma possono trasformarsi in incresciosi incubi, dove si possono scatenare le invettive e le diffamazioni di gente codarda e meschina, che non esita a giocare sporco, grazie all’anonimato di cui gode. Una cara amica qualche tempo fa mi ha confidato un paradosso:” ho su facebook più di 500 amici, ma il sabato non so con chi uscire” il nostro modo di vivere ''digitale'' di ogni giorno alla fine non è mai davvero ''connesso'' con il mondo reale, purtroppo questa vera e propria rivoluzione, ci ha sopravanzato e soprattutto quelli della mia generazione, over 60, stentano a starle dietro. Diretto dal documentarista Henry Alex Rubin, “Disconnect” è un film drammatico con sfumature thriller, uno sguardo attento e critico rispetto ad una tematica tanto attuale. Tutto succede davanti ad un pc, strumento che ci consente di affacciarci sull’ignoto, capace di attrarre magneticamente le "nostre" solitudini, sembriamo cercare in rete, quel "quid" che non troviamo il più delle volte, nei difficili reali vissuti. Un utile glossario dei più frequenti crimini informatici, che intende metterci in guardia dalle subdole trappole del web e le loro potenziali conseguenze negative
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