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Disconnect

Regia di Henry Alex Rubin vedi scheda film

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La recensione su Disconnect

di alan smithee
6 stelle

Nell'epoca dell'esistenza inderogabilmente on line, che ci fa sentire nudi ogni qual volta ci troviamo sprovvisti del nostro smart phone, nell'era della connessione internet indispensabile come lo è l'aria per respirare,  a volte effettivamente fermarsi un istante a riflettere, disconnettersi e ragionare lucidamente su ciò che si è,  che si sta facendo della propria vita, o su ciò che si sta arrecando a chi non è scaltro o preparato come ci sentiamo noi, sarebbe la soluzione migliore, più saggia, più opportuna. Quattro drammatiche storie di ordinario cinismo e prevaricazione si incastrano, più o meno incisivamente, l'una all'altra unite dal caso e dalla sorte beffarda. Dal furto della propria identità e dei propri risparmi subito da una coppia giovane fresca di lutto per la perdita del loro neonato; dalla vendita del proprio corpo minorenne in chat illegali che trascina alle stelle (e poi di nuovo nelle stalle) una dinamica giornalista che giudica irrinunciabile perdere la fonte, seducente ed insieme scandalosamente repellente (piu' dal punto di vista biecamente morale che fisico) del suo prossimo scoop; dall'odioso episodio di bullismo ai danni di uno studente solitario, ingenuo e disadattato, alle incomprensioni tra un padre vedovo e sordo alle richieste di umanità di chi gli vive accanto, e il proprio figlio bulletto e vigliacco (ma con rimorso) - Disconnected appare un film più volenteroso che realmente riuscito. I lodevoli intenti di far affiorare prima il dolore, poi il rimorso che annienta le difese e le sgretola, che rende anche il più inguaribile dei sopraffattori un personaggio distrutto dai sensi di colpa, si svilisce soprattutto alla fine con soluzioni un po' posticce e consolatorie dove ognuno ha le sue colpe ed ognuno pagherà il prezzo della propria scaltrezza e disonestà  con una punizione alla fine più simbolica che reale, ma soprattutto cosi' emotivamente pesante da riuscire ad accettare senza vergognarsi di se stessi. Bravino qualche attore (la coppia triste sull'orlo della disperazione rappresentata dal figlio di Stellan Skasgard, Alexander, e la sensuale consorte, Paula Patton, giunonica bellezza che pare uscita da un Bond movie) tra cui citerei senz'altro e su tutti la dinamica e inconsapevolmente cinica Andrea Riseborough, un fuscello di passioni e sentimenti contrastanti che diventa sempre più, e ad ogni film in cui la vediamo impegnata, la nuova Holly Hunter del nuovo secolo.

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