Trama
Differenti storie si intrecciano in un mondo in cui le persone cercano relazioni umane nel mondo cablato di internet. Una coppia in crisi riscopre l'amore quando si ritrova costretta a mettersi alla ricerca dei soldi rubati in seguito a un furto di identità. Un ex poliziotto vedovo è alle prese con la difficile crescita di un figlio che perseguita on line un compagno di classe. Due affettosi genitori lottano contro il tentato suicidio del figlio musicalmente dotato ma introverso all'inverosimile. Un'ambiziosa giornalista televisiva convince un adolescente reclutato su un sito di videochat per soli adulti a divenire il soggetto di una storia che però metterà a rischio la vita di lui e la carriera di lei.
Approfondimento
DISCONNECT: INTERNET E LE SUE CONSEGUENZE
Nel mondo cablato del XXI secolo, internet è diventato il luogo in cui, per vincere la solitudine, individui appartenenti a sfere socioculturali differenti ricercano un contatto umano. Ciò che si trova al di là dello schermo di un pc, di un tablet o di telefono cellulare, non sempre però è esente da rischi: conoscenze, amicizie, amori e passatempi virtuali finiscono spesso per influenzare e ridefinire le relazioni quotidiani, accentuando solitudini, problemi e estraniamento dalla realtà. Disconnect, primo lungometraggio di finzione diretto da Henry-Alex Rubin su sceneggiatura originale di Andrew Stern, parte da questo presupposto per esplorare le conseguenze - non certo esaltanti - che la tecnologia moderna ha sui singoli individui. Protagonisti della storia sono un avvocato troppo preso dal suo lavoro e dalsuo telefono per comunicare con i propri figli, una coppia in crisi che cerca nei forum e nei giochi on line il rimedio alla loro frustrazione per un matrimonio in crisi, un ex poliziotto vedovo che si rende conto di avere in caso uno dei cyber bulli a cui era abituato a dar la caccia e una giornalista talmente ambiziosa da non rendersi conto dai pericoli che possono nascondersi dietro ai siti per soli adulti.
L'ILLUSIONE DI NON ESSER SOLI NELLA PIAZZA VIRTUALE
La sceneggiatura di Disconnect segue in parallelo l'evolversi delle vicende dei suoi protagonisti, personaggi immersi in situazioni avvincenti e facilmente riconoscibili. Partendo dall'osservazione di un semplice dato di fatto - l'abitudine delle persone a usare telefoni e pc anche a tavola -, Stern costruisce una riflessione sul mondo contemporaneo che esplora come la tecnologia sia in grado di unire e allo stesso tempo di separare le persone. Da sempre, l'uomo ha avuto la necessità di relazionarsi con gli altri e cercare il confronto ma la modernità ha fatto sì che la comunicazione e l'interazione faccia a faccia siano diventate sempre meno importanti per lasciare spazio alle forme mediate: tra tweet, aggiornamenti di stato ed sms, si vive tutti in una sorta di piazza virtuale che cessa di esistere nel momento in cui ci si disconnette.
Con lo spirito da documentarista che lo contraddistingue, il regista Henry-Alex Rubin ha sentito l'esigenza di mettere in risalto le emozioni dei singoli personaggi e i contesti in cui si ritrovano a vivere. Essendo le storie, a parte qualche piccolo incrocio, separate, Rubin ha potuto concentrarsi in maniera separata su ognuna di esse, scegliendone personalmente ogni singolo attore. La vicenda di Derek (ex marine, appena rientrato dalla guerra e incapace di comunicare con le parole) e Cindy Hull, la coppia in crisi in seguito alla morte del loro figlioletto, è interpretata da Alexander Skarsgård e Paula Patton. Per i ruoli di Rich e Lydia Boyd, i genitori del ragazzo "bullizzato" e membri di una famiglia in cui ognuno è troppo preso dai propri telefoni cellulari o iPod, sono stati scelti Jason Bateman (in una per lui insolita parte drammatica) e Hope Davis. I Boyd hanno due figli: Ben, il ragazzo dotato di grande talento musicale ma socialmente isolato, e Abby, adolescente che al contrario del fratello è molto popolare a scuola. Mentre Abby è interpretata da Haley Ramm, Ben ha il volto del giovane attore e musicista Jonah Bobo, autore anche delle musiche originali che Ben compone e/o esegue. La vita dei Boyd cambia di fronte alle malefatte di Jason Dixon, compagno di classe che vessa Ben ricorrendo all'aiuto di Facebook. Jason, che è interpretato da Colin Ford, non è il ragazzaccio che sembra all'apparenza: nasconde infatti nel suo atteggiamento i problemi di relazione con il padre Mike, un ex poliziotto vedovo - non del tutto ripresosi dalla morte della moglie - interpretato da Frank Grillo.
Andrea Riseborough è stata invece scelta per il ruolo di Nina Durham, la giornalista televisiva che intercetta il giovane Kyle, interpretato da Max Thieriot, in un sito web vietato ai minori. Personaggio alquanto multistrutturato, Nina dapprima sente di poter sfruttare la storia di Kyle e il suo "salvataggio" per imporsi nel giornalismo, un universo dominato dai maschi, ma finisce per essere a sua volta salvata da se stessa dopo aver perso parti essenziali della sua personalità.
A NEW YORK E DINTORNI
Disconnect è stato girato per sei settimane a New York e dintorni. Le riprese sono cominciate a Oceanside, a Long Island, nell'abitazione di Derek e Cindy per poi spostarsi nelle modeste abitazioni di Yonkers, dove si sono girate le scene in casa Dixon. Per le riprese in ambienti scolastici, Disconnect ha potuto contare su una vera scuola di Yonkers, che ha messo a disposizione i suoi locali. Ad Harrison, una cittadina ricca nella contea di Westchester, è stata invece individuata la ricca e ultra-moderna abitazione dei Boyd. Sempre nella contea di Westchester ma ad Elmsford, sono state realizzate le sequenze che vedono in azione Nina e Kyle. Mentre l'appartamento di Nina si trova a Riverdale, nel Bronx, gli studi televisivi dell'emittente per cui lavora sono quelli della stazione tv NY1 di Manhattan. Nonostante fosse il suo primo lungometraggio di finzione, il regista Rubin ha rispettato i piani di produzione e, da documentarista, per rappresentare al meglio ogni vicenda ha voluto incontrare e intervistare diverse persone reali che hanno vissuto situazioni simili a quelle raccontate in Disconnect. Nella stessa ottica di realismo, Rubin ha anche invitato gli attori a improvvisare molto sul set, fornendo loro parti di sceneggiatura spesso senza dialoghi: una volta capiti il contesto di ciò che dovevano impersonare, gli attori erano lasciati liberi di entrare dentro ai personaggi e tirar fuori ciò che era nelle loro menti.
Note
Montaggio concitato e caratteri sceneggiati sommariamente costruiscono un dramma corale efficace se non raffinato. La messa in scena delle comunicazioni virtuali resta una sfida difficile da vincere, ma il gioco degli interpreti compensa la freddezza dell’oggetto. Peccato che la morale sia gridata e ribadita: il ralenti finale che fa culminare in violenza fisica i soprusi virtuali pare imprimere sullo schermo il messaggio a caratteri cubitali, come fosse un’altra conversazione online.
Trailer
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Commenti (3) vedi tutti
questo film fa cagare è troppo lento e depressivo
commento di PorcocaneOttimo film drammatico, con sfumature thriller.Tematiche profonde e attuali.Ben interpretato
leggi la recensione completa di Furetto60Bella la messa in scena delle chat che si compongono sullo schermo. Ma nulla più.Un film con poco ritmo, a volte lento e noioso.Non vale il prezzo del biglietto.
commento di divemaster