Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
I colori sono quelli di Almodovar. Le ambientazioni e i personaggi, altrettanto caratteristici del suo cinema di sempre. Qualcuno degli attori, sempre presente o basta solo una comparsata. Ma tanto glamour non basta per fare dell’ultima opera del regista catalano un buon film. Perché la storia, all’inizio, è intrigante, alle prese con un gruppo di variopinti personaggi, in una situazione di pericolo, in un aereo diretto a Città del Messico. Infatti, un guasto tecnico mette a rischio la vita delle persone che viaggiano sull'aereo della compagnia Peninsula 2549. Nonostante i piloti facciano il possibile per trovare una soluzione, e gli assistenti di volo si impegnano, anima e corpo, per garantire ai passeggeri il miglior viaggio possibile, la vita tra le nuvole continua ad essere complicata. E questo anche nella classe business: di fronte al sesso e al pericolo di vita, non ci son classi che tengono… Tutti hanno un segreto da nascondere, e, dinanzi al pericolo della morte, fra tutti i passeggeri si scatena una catarsi generale, un modo per esorcizzare o almeno sfuggire al pensiero della morte. Anche se in modo folle e, appunto, surreale.
Gli amanti passeggeri è una commedia corale e surreale, ma fuori tempo, perché racconta di storie che in un paese, come la civile Spagna, che riconosce i matrimoni gay con disinvoltura e dove certi tabù, sono ormai anche superati dallo stesso cinema di Almodovar che, già venti, trent’anni fa aveva affrontato certe problematiche. Semmai è un film che può dire qualcosa ancora a noi italiani, ancora alle prese del ricatto catto-politico, in fatto di sessualità, diritti e non solo, tra l’altro, chiamati in causa nel film allorché si accenna al sesso di un Primo Ministro.
Quasi tutto il film, ad eccezione della primissima parte, è privo di verve, nonostante la varietà umana dell’equipaggio: dalla checca-steward, al comandante bisessuale, passando per gay repressi e omo insospettabili. La droga maleodorante, i pacchettoni sotto jeans che ricordano la famosa copertina di Bruce Springsteen, l’erezione prolungata del passeggero Economy, l’onirica evacuazione sulla paradisiaca nube di schiuma? Tutta roba vista e stravista nei film, anche italiani, degli anni Ottanta. Questioni, personaggi, visioni e gusti a cui il regista catalano ci ha già abituati da decenni. Per cui, il primo film ‘in digitale’ di Almodòvar, pur essendo un divertissement, fedele alla poetica dell’autore, non aggiunge nulla al discorso del maestro spagnolo. Peccato, perché, sin dai titoli di testa, straordinariamente animati, si abita subito nella pelle dei diversi personaggi, ma non si prova alcuna emozione. La stessa storia, non decolla mai, se non verso un’obsoleta esuberanza sessuale, a volte priva di argomento. Eccezionali, tutti, gli attori. Mancanti, a differenza di tutti gli altri film del regista spagnolo, la canzone tormentone di riferimento, per questo film, che alla fine è un invito a voler tornare al passato. Volver, per riguardare i capolavori della sua cinematografia, che per ora ci mancano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta