Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Un film sull’incertezza del futuro: non un capolavoro, ma probabilmente una visione utile di questi tempi non molto allegri, poiché è un invito a non farsi prendere dallo sconforto e dalla depressione, ritrovando la voglia di vivere, in attesa di giorni migliori.
Almodovar, con questo piccolo film del 2013 sembra aver ritrovato la verve dei tempi della Movida notturna lungo le strade di Madrid, quando, alla morte di Franco (1975), egli stesso frequentava “en travesti” gli ambienti underground della capitale e cominciava a girare con entusiasmo e intelligente vivacità i suoi film “scandalosi”, mettendo in scena temi che in Spagna erano stati, fino allora, tabù: la marijuana, l’omosessualità, la gioia della sessualità libera e disinibita.
Proprio nei momenti di crisi, ha dichiarato il regista, presentando questo suo lavoro, occorre che uomini e le donne riacquistino gioia di vivere perduta e la curiosità dei piaceri non ancora esplorati, vivendo fino in fondo e fino all’ultimo istante nella gioia e nella speranza. Lo svolgersi dei fatti non dipende, infatti, dalla loro volontà, essendo il Caso a indirizzare i percorsi della loro esistenza: ci si salva, spesso, grazie a una fortuita e imponderabile deviazione degli eventi verso una direzione inattesa, come ci indica una bella metafora del film, la caduta di un cellulare dal viadotto e il suo infilarsi nella borsa giusta…
La vicenda, ampiamente metaforica, è ambientata su un aereo che dovrebbe raggiungere Città del Messico da Madrid, ma che è costretto da un’avaria al carrello a girare a vuoto su Toledo, in attesa che si liberi una pista aeroportuale così da permettere la rischiosa manovra di atterraggio.
Nell’attesa il nervosismo si diffonde dapprima nella cabina di pilotaggio, quindi nella busines class, mentre i passeggeri, molto numerosi, della tourist class se la dormono tranquillamente, essendo stati narcotizzati dall’equipaggio.
La paura di morire, tenuta a freno con intrugli alcoolici e mescalina, induce i passeggeri della prima classe a scatenare, violando le convenzioni che fino a quel momento avevano regolato la loro vita sociale e familiare, una nuova e insolita voglia di movida e una disinibita e promiscua sessualità accompagnata da un uso altrettanto disinibito del linguaggio e dall’irrefrenabile desiderio di mettere tutti gli altri passeggeri al corrente delle proprie storie personali, attraverso una sincerità desueta e liberatoria.
L’atterraggio, che dovrebbe portare tutti in salvo, è il momento più ambiguo di tutto il film poiché lo spesso strato di schiuma col quale la pista viene ricoperta rassomiglia molto a un fitto mantello di nuvole al di sopra delle quali si potrebbe ravvisare un aldilà pronto per accogliere tutti.
Il film è una commedia, da intendersi nel senso classico della parola, non tanto per quel che riguarda il finale, che come ho detto è alquanto ambiguo, quanto per la rappresentazione spesso volgare degli appetiti e dei bisogni corporali, tipica del “genere” teatrale comico e dei suoi protagonisti plebei. Qui, però, Il trasgressivo Almodovar, capovolgendo la tradizione classica, coinvolge e smaschera i personaggi della businness class e ce ne offre una rappresentazione divertente e irriverente, degna della sua scanzonata genialità.
Il film è piacevole ed è facilmente ricuperabile in streaming.
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