Regia di Bruno Oliviero vedi scheda film
Scrivere o non scrivere su un film talmente brutto che difficilmente si dimentica? A volte è necessario. Non sarà memorabile neanche questa mia che vado a scrivere (come si scriveva un tempo). L’ispettore Monaco e il collega Levi alle prese con l’omicidio efferato di un notabile milanese dalla doppia vita. Per inciso Scerbanenco non c’entra nulla. Unica sospettata è la moglie. La figlia adolescente di Monaco, fresco vedovo è coinvolta in una bravata. Ha preso la pistola del padre per fare “tiro a segno” a delle bottiglie. Morale: c’è del marcio a Milano. LA VARIABILE UMANA del debuttante Bruno Oliviero aspira, assurge a giallo, le atmosfere vorrebbero essere alla Durrenmatt ma sono al cloroformio. Il montaggio fatto di alcuni flashback, flashforward e ralenti nascondono lacune grosse come crateri. La storia è improbabile, la trama povera se non vuota. Non occorre essere giallisti o investigatori privati da condominio per capire tutto fin dall’inizio e alla fine esclamare: no, non può essere così banale! La vicenda privata e familiare di Monaco e figlia non emerge mai, il parallelo con l’indagine pubblica vanno su un piano sfalsato. E’ un film dall’encefalogramma piatto. Urge rivitalizzare Silvio Orlando, il quale da troppo tempo è trascurato e trattato male dal cinema, come fa il questore al suo personaggio. Le uniche soddisfazioni – ultimamente – sembrano essere esclusivamente teatrali. Buon per lui se il cinema (ribadisco) continua a fornirgli solo brutti copioni.
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