Regia di Bruno Oliviero vedi scheda film
Presentato in concorso all'ultimo Festival di Locarno, La variabile umana è un piccolo film (anche per la durata, poco più di 80 minuti che ne sviliscono e affrettano eccessivamente gli sviluppi) che si apre con l'immagine dall'alto del corpo senza vita di un uomo anziano, riverso a terra in una pozza di sangue. Le indagini rivelano trattarsi di un noto facoltoso imprenditore, tale Ullrich, e tra le persone interrogate e fonte di sospetti figura la moglie, colei che ha scoperto il cadavere e chiamato i soccorsi. Le indagini vengono affidate al commissario Monaco, che tuttavia cerca di farsi togliere le indagini in quanto ancora sconvolto per la morte della moglie avvenuta qualche anno prima. Un decesso che lo ha lasciato solo, con una figlia adolescente che non riesce a comprendere e con cui non riesce a stabilire un dialogo che superi le più comuni banalità o frasi fatte. Nel corso delle indagini verranno a galla particolari inquietanti circa un legame esistente tra il morto e la figlia del commissario, arrestata per possesso illegale dell'arma del proprio genitore. Interpretato con la solita professionalità da un Silvio Orlando trattenuto, meditabondo e sofferente, il film opera prima di Bruno Oliviero ha un corretto taglio cinematografico, ma è sorretto da una sceneggiatura se non debole, almeno piuttosto frettolosa nel procedere a sbrogliare una matassa che appare inizialmente piuttosto ingarbugliata e che poi, come per miracolo, si allenta con troppa semplicità verso una soluzione a tavolino che risulta piuttosto anti-cinematografica. Non è sufficiente pensare di accontentarci facendo risolvere l'intrigo col semplice ritrovamento nella lavatrice di un particolare "post-it" che rivela molte, anzi troppe cose. Peccato perché la professionalità e la confezione sono lodevoli, così come il resto del cast, Battiston e l'elegante ed austera Sandra Ceccarelli ovviamente sopra ogni altro.
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