Regia di Hélier Cisterne vedi scheda film
Pellicola non trascendentale, ma sicuramente piuttosto ispirata quella di Helier Cisterne che riesce a tratteggiare uno scorcio realistico di gioventù alla scoperta della vita con le tante difficoltà e sorprese che la stessa non si dimentica mai di offrire.
Chetif (Zinedine Benchenine) è un ragazzo problematico che dopo l’ennesima bravata viene spedito dalla madre a vivere dallo zio.
Qui stringe amicizia con il cugino Thomas (Emile Berling) e scopre le pulsioni del cuore con Elodie (Chloè Lecerf) e le due cose non andranno proprio d’accordo.
Col primo scoprirà il mondo dei writers entrando nel gruppo degli Ork, impegnati a graffittare scorci di città clandestinamente, ma soprattutto intenti a scoprire l’identità di Vandal, soprannome del writers misterioso che mette le sue firme con bellissimi disegni senza lasciar traccia alcuna di se.
Un po’ di “I 400 colpi” un po’ dello spirito dardenniano, con sicuramente più lampi di luce sul grigiore quotidiano che donano al film una buona dose di vitalità ed uno spirito elementare ma anche stimolante.
In questo il sottobosco dei writers si dimostra ambiente suggestivo, tra spirito di fratellanza, un pizzico di anarchia, ma anche una rivalità che porta l’astio a prevalere sull’arte in se.
Ovviamente trovano pieno risalto la difficoltà degli adolescenti nel trovare un proprio posto nel mondo e le famiglie disgregate infatti quella di Chetif lo è esponenzialmente visto che dopo il furto di un auto la madre lo allontana dal fratello più piccolo per evitare un cattivo influsso, mentre il padre separato ha una nuova compagna, un bimbo in arrivo e non c’è posto per lui, tanto che viene affidato al controllo dello zio (impagabile la “prova del fiato” al rientro notturno).
E’ poi delizioso il tratto del rapporto tra Chetif e Elodie, più sguardi ed intesa che parole, insomma un tratto genuino senza tante pretese e costruzioni intonate.
Complessivamente il film si sviluppa in maniera snella riuscendo a focalizzare agevolmente i tratti salienti senza artificiosità (Strasburgo diventa anche città simbolica, mentre la multiculturalità è massima) anche se poi mi ha lasciato qualche dubbio in alcuni momenti chiave (ad esempio quando gli Ork incontrano il presunto Vandal e succede il “fattaccio”).
Infine è decisamente suggestiva la chiusura che sicuramente offre sensazioni importanti, ma allo stesso tempo appare anche un po’ avventata (un omaggio sentito, ma forse un po’ troppo elaborato per il Chetif che conosciamo) e non del tutto risolutiva.
Dunque un affresco giovanile con diversi tratti già visti, ma costruito con una certa (sincera) brillantezza che lascia qualche controversia, ma soprattutto sa donare emozioni immediate e naturali.
Vivo.
Direi che ha "studiato" bene e che è riuscito a creare un insieme figurativo riuscito proponendo una storia di fondo non nuova su di uno sfondo reso in maniera efficace.
E' il protagonista ed è stata sicuramente una scelta giusta del casting.
Volto quindi indovinato per il contesto, lui pare decisamente a suo agio oltre che congeniale.
Ruolo per raffigurato, lei si cala molto bene nella parte e nel contesto.
Brava.
Altro giovane personaggio ben delineato.
Lui è adeguato al doppio ruolo di "bravo ragazzo" di giorno e "bad guy" di notte.
Discreto.
Nei panni dello zio del protagonista, poche scene a disposizione, ma ben costruite, il resto spetta al talento che non manca affatto.
Discreto.
Più che sufficiente.
Tra i tanti comprimari.
Sufficiente.
Nei panni del padre di Chetif.
Più che sufficiente.
Solo scampoli di pellicola per lei, ma ben fatti.
Più che sufficiente.
Solo un'apparizione per lei.
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