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13 Beloved

Regia di Chookiat Sakveerakul vedi scheda film

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La recensione su 13 Beloved

di pazuzu
6 stelle

Al termine di una giornata che l'ha visto scippato di uno dei clienti migliori da un collega rampante e sleale, Phuchit mente al telefono alla madre lontana, riferendole di un impiego duro ma che va a gonfie vele e gli dà prospettive di promozione, e rassicurandola altresì sulla solidità della sua storia con Maew, una ragazza bella ma superficiale che in realtà l'ha mollato da tempo alla ricerca di un uomo con un portafogli più capiente e qualche aggancio che la aiuti a soddisfare le proprie ambizioni di successo. Tornato a casa con l'automobile che non ha ancora finito di acquistare, la parcheggia e si ritira, solo con sé stesso ed il proprio sconforto. Sceso al garage l'indomani mattina, la trova caricata su un carroattrezzi con un addetto pronto a fargli firmare la notifica del sequestro, dovuto ad un'insolvenza protratta per mesi. Rimasto a piedi, giunge a lavoro con i mezzi pubblici e viene subito convocato dal capo, che gli rinfaccia il recente crollo verticale dei suoi fatturati invitandolo a dimettersi per evitare l'onta di un licenziamento che gli peserebbe come un macigno sul curriculum vitae. Presa visione di un paio di ulteriori ingiunzioni di pagamento recapitate di fresco, riceve una nuova chiamata dalla madre, che gli chiede 8000 baht (che lui, ovviamente, non ammette di non avere) per iscrivere a scuola il fratello minore.
Sull'orlo del precipizio economico e di una crisi di nervi, sente il telefono squillare ancora: stavolta si tratta però di un numero privato, con la voce a lui ignota di qualcuno che dimostra di conoscerlo a fondo e di starlo ad osservare, e che lo informa di averlo scelto tra un novero di persone in difficoltà come concorrente di un gioco dal montepremi ricchissimo; 13 saranno le prove da superare, ognuna delle quali gli frutterà un accredito via via crescente sul proprio conto in banca, fino ad arrivare ad una somma totale di 100 milioni di baht al compimento dell'ultima. A patto che lui non ne fallisca anche solo una o non scelga di recedere, che non cerchi di scoprire più di quanto loro non decidano di fargli sapere, e che non informi nessun soggetto esterno al riguardo, finendo - in tutti questi casi - per perdere tutto quanto già guadagnato. Stretto nella morsa dei debiti, aggravata dallo status di single neo-disoccupato e depresso, Phuchit accetta di partecipare, mentre la collega Tong, ragazza perspicace e dall'animo gentile, insospettita dai suoi comportamenti inizia ad indagare, sfruttando le proprie competenze nel ramo informatico per cercare di interrompere la spirale di follia che vede lui vittima e al tempo stesso carnefice.

Terza prova registica di Chookiat Sakveerakul, da lui stesso sceneggiato assieme a Eakasit Thairaat adattando un pocket book di quest'ultimo (13th Quiz Show, episodio della serie My Mania), ben interpretato nel ruolo del protagonista da Krissada Sukosol Clapp, frontman dei Pru, pop band molto nota in patria, 13 Beloved (noto anche con il titolo 13 Game of Death) è stato un successo di pubblico tra i confini nazionali ed ha girato diversi festival su e giù per il mondo (vincendo il Brussels International Festival of Fantastic Film nel 2008).
Assolutamente accattivante nel meccanismo che innesta fin dai primi minuti, che vede Phuchit calarsi progressivamente in un abisso di disumanizzazione che parte da piccoli gesti di sadismo masochismo o semplice cattiveria per arrivare a veri e propri crimini efferati, 13 Beloved si avvale di una regia abile e ritmata che trova il supporto dell'ottima fotografia di Chitti Urnorakankij e dei trucchi poco costosi ma ben realizzati di Phusanisa Kitikriengkrai (con la sola eccezione del cadavere rinvenuto nel pozzo durante la settima prova, francamente inguardabile) per mantenere ritmo e tensione alti per un'ora e mezza abbondante.
A conti fatti, però, quella di Sakveerakul è tutt'altro che un'opera compiuta, mancando proprio della quadratura del cerchio necessaria a dare spessore a quello che invece resta un esercizio di stile fine a sé stesso, figlio di un'idea ambiziosa ma a ben vedere priva di sbocchi. Perché se da un lato si può soprassedere su alcune forzature, dall'altro ce ne sono alcune difficilmente digeribili, tra tutte la poco convincente e tutt'altro che esplicativa sezione conclusiva, che per coprire una risoluzione pomposa ma superficiale e velleitaria ricorre ad una lettura psicologica che, seppur abusata, avrebbe il proprio fascino se non fosse buttata lì fuori tempo massimo e senza una preparazione adeguata, foglia di fico insufficiente a tappare le falle aperte nel corso della narrazione e bisognose di un seppur minimo riscontro logico.
Funzionano, senz'ombra di dubbio, i passaggi estremi - in un verso e nell'altro: le impennate orrorifiche, con una manciata di atrocità ben congegnate, e gli affondi nel grottesco, con diverse sequenze che riescono a strappare risate senza scalfire di un grammo la suspence, che sono il pregio maggiore di una sceneggiatura che tuttavia promette ma non mantiene, che manca di lungimiranza e coerenza narrativa, che guarda più alla creazione dell'effetto e alla riuscita dei singoli episodi (tutti più o meno interessanti) che all'amalgama del prodotto finito, laddove i nodi man mano creati non sempre vengono al pettine.
13 Beloved è dunque un'oggetto singolare, un gioco al massacro (della psiche del protagonista o delle ignare e quasi sempre incolpevoli vittime) intrigante e godibile per lunghi tratti ma largamente imperfetto, che dopo una prima parte promettente si sfilaccia inesorabilmente con l'avvicinarsi della resa dei conti, lasciando di sé il ricordo di alcuni buoni momenti di humor macabro, ed il rimpianto per ciò che - con una maggior attenzione alla scrittura - avrebbe potuto essere ma non è stato.

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