Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Saoirse Ronan è l'ultima enfant prodige del cinema britannico (in ordine di tempo, s'intende) e hanno sfruttato il suo indiscutibile talento fino a quando si poteva ancora definire "enfant". Anche qui è bravissima nel ruolo di cugina americana stronzetta e confusa che si tramuta, grazie all'amore a alla guerra, in eroina implacabile e confusa. E siccome da sola regge tutto il peso del film, quest'ultimo risulta potente ed efficace nel rendere l'insensatezza e la brutalità della guerra.
L'idea di far vedere la guerra dal "di fuori", o meglio "di lato", è stuzzicante perché di solito i film raccontano le storie di chi la vive in prima persona, in mezzo alla mischia; così, invece, aumenta il senso di angoscia e di impotenza. Tutto bene, fino a quando i "cattivi" non intersecano la strada della nostra eroina. Infatti all'inizio quasi sembrava che il vero nemico fosse lo stato, che sfrutta lo spauracchio dei "terroristi" per imporre la legge marziale. Ma poi i cattivi, cioè i terroristi, appaiono davvero, compiono imboscate e brutalizzano le donne. Sì, ok, ma... che cavolo vogliono 'sti terroristi? Qual è il loro obiettivo, oltre a sparare e brutalizzare? E poi chi sono? Stranieri? Non sembra, a meno che il doppiaggio non sia drammaticamente toppato (questo, lo confesso, non lo so); allora chi? E soprattutto perché? E' questo senso di incompletezza che danneggia un film altrimenti molto interessante e ben realizzato. Se si voleva porre l'attenzione solo sui sentimenti di Elizabeth/Daisy, allora meglio lasciare il nemico invisibile, alla maniera "kafkiana", in modo da concentrarsi solo sugli effetti di una guerra insensata e inutile, e soprattutto evitando che ci si ponga domande.
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