Regia di Craig Zobel vedi scheda film
Nel piccolo fast food di una anonima cittadina della provincia americana, la direttrice riceve la chiamata di un sedicente ufficiale di polizia che richiede la sua collaborazione nella perquisizione e detenzione di una sua dipendente sospettata del furto ai danni di una cliente del negozio. Il tono autoritario e le convincenti argomentazioni dell'uomo costringeranno la giovane cassiera, nel chiuso di un ufficio del locale, a subire violenze psicologiche e sevizie fisiche che sfocieranno in un vero e proprio abuso sessuale.
Psicodramma da camera che prende le mosse da un fatto di cronaca vera (la truffa telefonica del 'Bullitt County McDonald') e che allarga il discorso sulla cieca obbedienza dell'individuo comune all'imperio di una società eteronomica, estendendo le conseguenze plausibili (per quanto incredibili in qualunque altro luogo del pianeta diverso dagli Stati Uniti) del famoso 'Esperimento Milgram' nel contesto realistico di un ambiente lavorativo dove precarietà, ricatto sociale e condizioni stressogene contribuiscono a condizionare il criterio di giudizio e le scelte morali di individui asserviti ad un misterioso incantesimo sociologico ('Lavaggio del cervello? Beh, mi sentivo una stupida...Non so se fosse lavaggio del cervello. Forse sì'.).
Pur nella ricostruzione romanzata di dinamiche psicologiche dove l'ambiguità e la soggettività delle scelte soffre di quella strana sindrome da incongruenza logica che affligge da sempre il cinema americano (vedere per credere il ben più movimentato 'Non-Stop' di Jaume Collet-Serra), ma fortunatamente estraneo alla presunzione di un discorso autoriale sulla smania demiurgica della scrittura cinematografica, Craig Zobel si cimenta nel dramma teatrale che abbozza tanto la metafora sociale di una paradossale credulità di massa nell'epoca di una sovraesposizione all'informazione quanto nei meccanismi più sottili di un gioco a scacchi dove un abilissimo manipolatore cerca di far leva sul rispetto per l'autorità e dei vincoli di un tacito patto sociale pur di vincere una partita in cui le vittime sono gradualmente espropriate di tutti i pezzi fondamentali che contribuiscono alla propria responsabilità personale (il rispetto per la legge, l'osservanza di un codice morale, la sacralità e l'integrità dell'individuo).
Capace di ricreare una buona dose di tensione non ostante le limitazioni imposte
dall'angusta ricostruzione scenografica e dalle banalità di un montaggio dove la smania didascalica (il millantatore che telefona facendosi un panino) sostituisce largamente il ritmo narrativo, il buon film di Zobel finisce per stemperare lo sgomento e lo shock della scena conclusiva (il sesso ancora una volta come invalicabile tabù nelle relazioni interpersonali) con la smania razionalista per le spiegazioni di rito davanti al Gran Giurì. Cose americane; da noi si sarebbe risolto tutto con una grassa risata al telefono dove, una direttrice appena meno inebetita di quella del film, avrebbe apostrofato lo stalker con le classiche parole del principe De Curtis: "Poliziotto lei?...Ma mi faccia il piacere!...".
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