Regia di Craig Zobel vedi scheda film
Fai sempre ciò che ti dicono. Anche se non ne capisci il senso, né conosci chi te lo sta ordinando. Obbedisci a chi si presenta con autorevolezza, perfino quando ti vengono richieste azioni assurde, umilianti o magari anche violente. Da bravo, rispondi sissignore, ed esegui gli ordini. E dire che lui – chiunque egli sia - ti sta parlando al telefono, da un posto lontano, e non ti può vedere. Sarebbe così facile imbrogliarlo, dicendogli una bugia. E ancora più semplice sarebbe mandarlo al diavolo e riagganciare. Invece tu ti lasci soggiogare, oltre ogni ragione, fino a trasformarti in un mostro. Inconsciamente ti rendi complice del suo cinismo, mentre sei convinto di compiere il tuo dovere. Tu, carnefice, ti sottometti perché lui ti loda, ti fa sentire importante. E tu, vittima, non ti ribelli perché lui ti minaccia, te che sei soltanto feccia e che non meriti la clemenza che lui ti sta dimostrando. È successo settanta volte, in trenta stati degli USA. Un unico individuo, dotato di una eccezionale capacità di persuasione, ha indotto decine di persone adulte e responsabili a commettere gesti degradanti. Sandra, la titolare di un negozio di fast food della catena Chickwich, viene convinta a sequestrare e ridurre in schiavitù, per un’intera giornata, Becky, una delle sue dipendenti. Credeva di partecipare ad un’indagine di polizia, intorno ad un furto che la ragazza, stando dietro alla cassa, avrebbe commesso ai danni di una cliente. Quel meccanismo fatale viene abilmente innescato facendo leva su una circostanza plausibile, e poi viene portato avanti un passo alla volta, in modo che lo scivolamento verso la perversione sia graduale. Una concatenazione di causa ed effetto è il binario che sostiene il processo di degenerazione, incanalandolo nel solco lineare della logica. Il discorso fila liscio, e sembrare avanzare lungo la scia della necessità, in cui ogni domanda riceve l’unica risposta possibile, ed ogni gradino è seguito da un altro uguale, che aiuta a far salire il livello della sfida, senza affaticare i soggetti coinvolti, né pesare troppo sulla loro coscienza morale. Le inibizioni si vincono una alla volta, spianando il terreno prima di cominciare a scavare. Ed è anche utile che non tutta la verità venga svelata, almeno non tutta insieme, onde evitare che lo choc possa far scattare il rifiuto a collaborare. Quello che si solleva dalla realtà, incamminandosi dolcemente verso le vette dell’atrocità, è un piano inclinato, che agevola il distacco dalla normalità. La parola del direttore del gioco esercita un potere ipnotico che avvolge progressivamente la mente dei giocatori nella nebbia di una fantasia diabolica, dentro la quale ognuno si appassiona al ruolo che gli è assegnato. L’immedesimazione è pressoché immediata, soprattutto da parte di coloro che, nella vita quotidiana, sono abituati al rigore e sono soggetti all’ansia da prestazione, o perché rivestono incarichi dirigenziali, o perché occupano posizioni subordinate. Il carico della responsabilità e la pressione dell’efficienza sono i due volti dello stress di una società competitiva, in cui dare il meglio e risolvere velocemente i problemi sono requisiti indispensabili alla sopravvivenza economica. Lo spiega, con un esempio lampante, la premessa della storia narrata in questo film, con quel freezer dimenticato aperto proprio alla vigilia del weekend, con il locale pieno di gente e la possibilità che in mezzo a loro vi sia un controllore inviato in incognito dalla casa madre a verificare la qualità del servizio. Tutto deve funzionare in modo ineccepibile, nonostante le scorte di cetriolini siano esaurite ed il bacon vada servito con il contagocce. Non c’è tempo da perdere, e non ci si può permettere di commettere passi falsi. Anche quella faccenda così inattesa e scomoda va liquidata nella maniera più rapida ed indolore, senza interferire con gli affari, che in quel momento sono a rischio e richiedono la massima attenzione. L’impegno di Sandra e Becky ad evitare problemi continua anche quando, nel pieno della tensione del lavoro, subentra quella situazione così anomala e e spinosa. Sandra prosegue la sua opera di perfetta organizzatrice, dividendosi tra il banco, da dove, col sorriso sulle labbra, provvede alle esigenze dei clienti, e il retrobottega, dove soprintende al corretto svolgimento di quel compito aggiuntivo che, per quella sera, una voce maschile sconosciuta le ha assegnato. Compliance è un film sconvolgente. È ispirato a un fatto realmente accaduto, ma metterebbe i brividi anche se tutto fosse inventato di sana pianta. Tutto merito della magia operata dal regista e sceneggiatore Craig Zobel, che ci avvince con studiata lentezza, trascinandoci dentro una spirale di inevitabilità in cui ogni cosa si trova al limite, però è straordinariamente solida: si regge a malapena in equilibrio sul crinale che la separa dal suo contrario, eppure sembra che nulla potrebbe smuoverla, rendendola diversa da com’è. Orrore è ciò che, pur sembrando impossibile, diviene improvvisamente banale.
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