Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
Perchè Machete kills delude rispetto al precedente lavoro di Rodriguez con protagonista Danny Trejo? Per due semplicissime ragioni; la prima è quella, piuttosto nota, che le eccezioni sono tali finchè rimangono isolate: la goliardia del primo Machete qui per forza di cose non è più una novità e scompare per lasciare posto a un'opera schematica, ricalcata grosso modo su quella che l'ha preceduta, e che addirittura paventa un ulteriore, possibile se non doveroso (per la logica della trama) sequel. Ma se Rodriguez aveva girato Machete contro ogni aspettativa (l'idea del film proveniva infatti da un falso, iperbolico trailer contenuto in Grindhouse), allora si presume che per la stessa voglia di stupire continuamente, il regista non girerà alcun Machete kills again... in space (l'annunciato terzo titolo della saga). Secondariamente, le ragioni 'civili' del sottotesto di Machete qui si dissolvono del tutto: niente più satira antirazzista, niente più argomenti politici, nessuna istanza a favore dell'immigrazione libera e, anzi, un tono di fondo sbrigliatamente fumettistico che finisce con il trascurare uno degli elementi principali del cinema 'finto-scrauso' che tanto Rodriguez che Tarantino amano (e ricreano sullo schermo): la connessione - strettissima - con la realtà contemporanea. Machete era una pellicola del 2010, Machete kills è invece senza tempo: bene o male? Di sicuro dal punto di vista dell'intrattenimento è un bene, ma di questo passo per arrivare ai roboanti blockbuster pregni di azione smodata ed effetti speciali, ma vuoti di contenuti alla The expendables, la strada è brevissima. C'è in ogni caso da dire che Rodriguez sa il fatto suo, in quanto ad action e i cento minuti di Machete kills volano via come budella lanciate contro le pale di un elicottero in azione (tanto per fare un esempio preciso di cosa ci si deve attende da un film di questo stampo); Trejo è monumentale in ogni accezione possibile del termine - soprattutto per quanto riguarda la staticità - e non mancano particine e comparsate di un certo calibro, da Antonio Banderas a Lady Gaga, da Cuba Gooding jr. a Charlie Sheen, con Michelle Rodriguez co-protagonista come nel primo capitolo della serie e Mel Gibson impegnato nei panni del cattivone di turno. La sceneggiatura di Kyle Ward - su soggetto dei fratelli Robert e Marcel Rodriguez - è tutto ciò che ci si può aspettare: colpi e controcolpi di scena, tanto movimento, qualche sbudellamento gratuito, assurdità logiche volute, con un po' meno sesso del previsto (in Machete il protagonista, va detto, faceva strage di cuori: qui l'aspetto è lasciato in secondo piano). Bene, benissimo, ma ci si è nettamente allontanati dal cinema divertente, divertito e con un messaggio del precedente capitolo. 5,5/10.
L'agente messicano Machete, nemico del narcotraffico, vede morire sotto ai suoi occhi l'amata collega; è il Presidente degli Usa in persona che gli consente di vendicarsi, salvando pure il pianeta: Machete dovrà stanare un folle capo dei narcos che ha organizzato il lancio di un missile nucleare sugli Stati Uniti.
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