Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
'Addio al linguaggio' è il 39simo lungometraggio di Jean-Luc Godard e, al momento (ottobre 2017), l'ultimo da lui girato: all'interno della sua corposa filmografia ho sicuramente apprezzato maggiormente i suoi primi grandi film - dal celebre esordio 'Fino all'ultimo respiro' a 'La donna è donna', con la musa (e allora moglie) del cineasta Anna Karina, passando per lo splendido (ma nella versione originale del regista) ma da noi maltrattato 'Il disprezzo', per arrivare al letteralmente esplosivo 'Il bandito delle undici' - concentrati negli anni '60, nei quali è evidente la passione cinefila dell'autore, che i (pochi) visti nel prosieguo della sua carriera, segnati, al contrario, da una svolta politica nei temi affrontati e ancor più dal punto di vista del linguaggio filmico, fattosi man mano più criptico ed ermetico, fino al limite dell'incomprensibile.
Tale film può essere visto come la summa della sua poetica degli ultimi decenni: storia pressoché nulla, personaggi inconsistenti, libere associazioni tra immagini riprese in ogni maniera e con ogni mezzo, alternate ad altre, di repertorio, montate in modo volutamente caotico, con sovrapposizioni tra dialoghi, musiche e rumori di fondo, varie dissolvenze in nero, tante parole in libertà su filosofia, discorsi sui massimi sistemi, sulla fine del cinema, tema quest'ultimo - mi si permetta la breve digressione - molto meglio sviscerato da Leos Carax, con il poetico ed emozionante 'Holy Motors'.
Quasi al limite del ricevibile, cerebrale e pretenzioso, con un cane, Roxy ('interpretato' da Mieville, di proprietà di Godard stesso) molto più simpatico ed espressivo della coppia di attori 'cani' che si muove perennemente nuda in scena, protagonista di sequenze spesso ambientate in bagno, 'arricchite' da peti e flatulenze varie (ma essendo un film di Godard trattasi di sonorità 'artistiche'), 'Addio al linguaggio' ha tra le poche frecce al suo arco un magnifico lavoro sul colore, ad opera di Fabrice Aragno, e la breve durata, appena un'ora e dieci.
Ancor più delirante del film in sè la scelta dei membri della giuria a Cannes nel 2014 che, forse sentendosi in colpa per aver scoperto che nessuno dei suoi lavori (di certo ben più meritevoli) precedenti aveva ottenuto lo straccio di un premio, assegna - Ex-aequo con 'Mommy' di Xavier Dolan - il Premio della Giuria...
Voto: 2 (v.o.)
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Ciao Fabio! Certo che l'hai distrutto... io lo vidi una volta al cinema e la mia impressione fu ugualmente negativa, solo con toni leggermente piu' concilianti ma la sostanza non cambia... eppure tanti altri sul sito e non, soprattutto una certa critica anglofona, ne ha parlato benissimo... io se riesco a procurarmelo gli vorrei dare una seconda possibilita'... anche se Godard dagli anni 70 in poi ha scelto una forma di cinema enigma che non mi appassiona. Nel frattempo fra poco uscira' la biografia di Michel Hazanavicius Il mio Godard che parla del suo rapporto con Anne Wiazemsky, recentemente scomparsa. Ciao!
In effetti queste operazioni intellettualoidi, che hanno i loro seguaci che rispetto, a me innervosiscono non poco! Si, ne ho letto del biopic, me lo sono segnato ma temo che la sua scarsissima distribuzione, dalle mie parti sarà solo un miraggio...
Ora tu, tornando a Roma, lo recupererai di sicuro.
Ciaoo
Temo che, data la sua scarsissima distribuzione
un pastrocchio inenarrabie,una presa in giro per lo spettatore dopo alcuni suoi lavori certo piu' appetibili....chi vuole farsi gli occhi ci sono parecchi nudi frontali....boh.
Un Godard a fine percorso (artistico)... Ciao
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