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Adieu au langage - Addio al linguaggio

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Adieu au langage - Addio al linguaggio

di alan smithee
5 stelle

 

CANNES 2014 - CONCORSO

locandina

Adieu au langage - Addio al linguaggio (2014): locandina

Più che la morte del linguaggio l'ultima opera del sempre più controverso ed incomprensibile, complesso, tortuoso ed indecifrabile Godard, può sembrare il funerale del cinema: o almeno del suo cinema. Il grande vecchio della Nouvelle Vague, che ora spara a zero sulle nuove leve del cinema mondiale contemporaneo, sferra un attacco definitivo contro la messa in scena, contro il dialogo, che nel suo film si sovrappone e confonde, rendendosi in tal modo indecifrabile ed astruso. Contro l'utilizzo vorticoso ed insensato delle immagini, l'abuso del 3D (e almeno in cio' mi trova un po' d'accordo), qui proprio fastidioso, e che costringe lo spettatore a chiudere spesso almeno un occhio per il presentarsi innanzi di una immagine doppia che irrita ed infastidisce.

scena

Adieu au langage - Addio al linguaggio (2014): scena

E poi anche le riprese, storte, imprecise, sfocate e dai colori saturi e debordanti, nate e ricavate da piccole telecamere, telefonini o chissà cos'altro forse a testimoniare che ora il cinema e' alla merce' del mondo indistinto. Tutti e tanti presupposto che rendono omaggio alla festa di addio della settima arte, ormai alla portata di tutti e dunque come tale ormai come morta.

Ovvero non sarà al contrario che di morituro è più che altro il cinema di Godard, un autore che personalmente già da oltre un ventennio io fatico a comprendere (certamente per lacune mie personali o incapacità di comprendere uno stile ed una narrazione troppo sottili e sarcastiche per le mie corde). Autore che graffia, colpisce, insulta, ma poi se ne guarda bene dal presenziare al suo film in occasione della rassegna stampa di Cannes; magari utile in quella sede per chiarirci le idee, cosa di cui penso in molti necessitino dopo la visione di questa ora o poco più di delirio visivo senza un costrutto cui aggrapparsi. Ma tanto il genio è Godard, e come tale a lui tutto è permesso: personaggio inarrivabile o ormai solo più incomprensibile, la cui complessità di sguardo sconfina ormai nella follia o nella sottile maniacalità, che a sua volta si esprime nella intrattabilità, nell'asocialità e nel sentirsi sempre al disopra di tutti.

scena

Adieu au langage - Addio al linguaggio (2014): scena

Qui tra storie d'amore che si ripetono confuse e contorte, nudi di donna buttati li senza costrutto, contemplati in un bagno mentre l'uomo sta seduto sul water a defecare rumorosamente, cani che scorrazzano un po' a casaccio (come peraltro è naturale che facciano questi animali), si fanno pure trascinare da fiumi in piena, dormono e mangiano, cacano e mostrano collari che la fotografia impazzita rende cangianti e fosforescenti a piacimento in un ritratto che sarebbe piaciuto ad Andy Warhol, noi spettatori allibiti ci troviamo a districarci tra una materia che si fa sempre più irta di incognite, ispida e indigeribile: una accozzaglia di visioni e una giostra di sensazioni che personalmente non riesco proprio a cogliere, ad ordinare in un senso compiuto e a tramutare in piacere di visione o ammirazione per l'aver saputo percepire un aspetto o una tendenza, un costume o un malcostume, o tanto meno l'agonia di una certa forma di linguaggio a vantaggio di una nuova.

Zoé Bruneau

Adieu au langage - Addio al linguaggio (2014): Zoé Bruneau

 

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