Regia di Jérôme Enrico vedi scheda film
Commedia francese che gioca a tutto campo inseguendo la sua protagonista, dalla quale prende nome il film, e la sua evoluzione comportamentale, mescolando toni scorretti, smanie personali e poi ci si infila dentro pure un po’ di sentimentalismo, tanto per gradire, con diverse approssimazioni favolistiche visto che chiaramente la situazione tende ad esondare dai canali della credibilità.
Paulette (Bernadette Lafont) è una pensionata che fatica a campare, vive da sola e tende ad essere sgradevole con tutti tanto più con quelli che dovrebbero essere i suoi legami più forti.
Quando si trova sull’orlo del baratro economico, con un pignoramento dei suoi pochi beni, si immette nel mercato dello spaccio, forte del fatto di essere insospettabile e quando sulla strada i giochi si fanno pericolosi trova una seconda via più evoluta per guadagnare ancora di più nel medesimo ambiente.
E più soldi le arrivano, più continuare nell’oscurità diventa difficile.
Nel corso degli anni cominciano ad essere diversi i film che vedono come protagonista una signora della terza età “costretta” a lavori illegali; penso ad esempio ad “Irina Palm” (2007), anche se lì il fine era alto, ma anche a “L’erba di Grace” (2000), visto il ramo scelto, anche se in questo film il regista Jerome Enrico agisce più per accumulo e tende a sottolineare i passaggi che riguardano soprattutto il processo di cambiamento di Paulette.
La signora esordisce come intollerante verso tutto e tutti, razzista nel midollo, ne ha da dire a tutti, poi quando s’imbarca nello spaccio diventa avida, ma poi si sa, il pubblico apprezza il lieto fine per cui un ravvedimento umano è indispensabile.
Non un toccasana per il film, ma comunque va detto che la soluzione finale arriva veramente dopo più di un tentennamento, ma se non altro almeno è decisamente gagliarda per quanto all’insegna del “vogliamoci bene”.
E Bernadette Lafont è realmente una bisbetica indomabile che a suo modo torna alla vita, mentre il resto del cast non lascia ricordi particolari, non fosse per Carmen Maura che ha un ruolo tra i tanti, ma il suo volto non passa comunque inosservato.
Una pellicola abbastanza scaltra, per non dire proprio furba, che sciorina un po’ tutto il sciorinabile senza andare molto oltre uno “spettacolino” che cerca di accontentare un po’ tutti (e quindi pescare più pubblico).
Complessivamente gradevole anche se difficilmente ci si può far andare bene un po’ tutto quanto proposto.
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