Regia di Jérôme Enrico vedi scheda film
Sono tempi duri per le anziane signore sole, costrette a praticare mestieri disdicevoli in sobborghi dove le pareti tra un appartamento e l’altro sono sempre troppo sottili. Ma se la gente mormora, Paulette non si cruccia. D’altronde è la prima a parlar male - a voce alta e stridula - di tutti i suoi vicini, con una nota particolarmente acida riservata agli immigrati, bollati come responsabili della rovina sua e dell’intera Francia. Rimasta vedova l’11 settembre 2001 in circostanze che esulano dall’attentato terroristico, inveisce contro la tv quando vi vede le Torri Gemelle. Poi l’apparecchio le viene confiscato assieme al resto dell’arredamento, e la nonnina decide di tornare imprenditrice dandosi al traffico più lucroso del momento: farcisce le sue ottime torte di marijuana e diventa ben presto un pilastro della comunità. A Marianne Faithful era andata paradossalmente meglio: in Irina Palm scopriva il talento di una donna inglese riciclandosi in una professione ben più umiliante, ma per un fine nobile come salvare la vita a suo nipote. Paulette è mossa unicamente da egoistico istinto di sopravvivenza, che ci regala momenti di sgradevole autentica cattiveria instillata dalla miseria dei bassifondi. Purtroppo si trasforma in cialtronesca ansia d’accumulo (con road trip da Thelma & Louise della terza età) per sciogliersi infine in un facile abbraccio tra l’ex megera e il suo prossimo. Reso più appetibile dalla ritrovata serenità economica, peccato che la sceneggiatura risolva la questione con una semplice, conciliatoria aggiunta di fumo all’impasto.
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