Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Jean-Luc Godard fa un sunto della sua storia del cinema, inscenata precedentemente in 8 differenti pellicole (tra l’’88 e il ’98), scegliendo alcune immagini, decisamente poche rispetto agli 81 minuti di montato, commistionate con quadri, soliloqui ad hoc, numerose sovraimpressioni, titoloni a tutto schermo e tanta musica.
Godard non si cura dello spettatore, ma guarda al “suo” modo di intendere il cinema: da come monta a come descrive, la sua creazione non ha nessuna forma di linearità. Non c’è un punto o una virgola nella sua storia, non una categorizzazione, né una divisione in capitoli. È un montaggio cervellotico, senza didascalie, che ha l’originalità di accostare l’arte cinematografica ad altre arti (in primis la pittura), congetturando ipotesi personali, anche di una certa suggestione in parte, ma complessivamente un’operazione egocentrica e spesso troppo sbilanciata sul punto di vista francese.
Godard ha le sue teorie, ma non le spiega. Si limita a farfugliarle parzialmente (nemmeno i titoli dei film scelti, né il perché di tale menzione, vengono mai spiegati). La sua opera, indubbiamente faticosa (anche da seguire!), complessivamente nulla mette e nulla toglie alla conoscenza dello spettatore che confida di conoscere l’autorevole opinione del regista sulla storia della settima arte. In sostanza il film è retto da un paradosso, per leggere la storia del cinema di Godard occorre conoscere bene la storia del cinema (e della pittura, e forse del mondo)...
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