Regia di Nicolas Vanier vedi scheda film
I racconti di Cécile Aubry, già trasposti in due serie televisive di cui una animata, approdano al cinema in un loro libero adattamento con persone (e animali) in carne e ossa. Il film è a mio avviso indicato particolarmente per tutti quei bambini e quegli adulti che riescono a mantenere il cuore puro dell'innocenza, che sono capaci di un'infantile meraviglia di fronte alle bellezze della natura e che ovviamente si trovano colpiti da un'inguaribile passione per flora e/o fauna. Senza dubbio i più coinvolti saranno, fra questi, i fortunati che possono sperimentare (o hanno sperimentato in passato) l'affetto incondizionato di un cane al proprio fianco. In realtà non lo annovererei fra i titoli migliori, nel genere degli omaggi al fedele amico dell'uomo per antonomasia. Tuttavia questo è il pubblico di riferimento che potrebbe comunque riuscire a perdonarne le tante ingenuità e promuoverlo. Perché non si vergogna di una narrazione talmente esile da sfumare nell'inconsistenza. Non c'è imbarazzo nel forzare i passaggi più approssimativi e appena abbozzati. Non si cercano giustificazioni alla banalità degli stereotipi che affogano le peculiarità. Viceversa ci si accontenta dell'incisività espressiva delle riprese in paesaggi a dir poco strabilianti. Ci si affida quasi completamente alla presa emotiva sulle persone di cui sopra. Si dimostra almeno la premura di una colonna sonora soddisfacente e appagante nel colmare le atmosfere visive con suoni di pari incisività. A patto, però, di essere nella predisposizione d'animo giusta e di rispettare il profilo dei suoi destinatari, il messaggio recante valori sempiterni giungerà in ogni caso a segno, nonostante tutto. Ci si potrà talvolta commuovere. Si trascorrerà con qualche sorriso una novantina di minuti in tenerezza e serenità. Meglio se vissuti in compagnia con la nostra famiglia.
1943. In un villaggio sperduto nel cuore delle Alpi francesi, la vita scorre dolce e tranquilla fino all'arrivo di due nemici: i nazisti in cerca degli ebrei in fuga oltre le montagne e la grande Bestia, un predatore assetato di sangue che si aggira di notte depredando gli ovili. Tutti gli abitanti sono decisi a ucciderla, tranne Sébastien, un bambino cresciuto senza genitori all'ombra dei monti, che ha giurato di difenderla: per lui la Bestia è solo Belle, la splendida femmina di pastore dei Pirenei diventata sua inseparabile amica.
Mi pare evidente una provenienza dai documentari.
Il piccolo Sébastien, bambino orfano dei genitori.
César, il burbero nonno adottivo di Sébastien.
Angélina, la bella e affettuosa panettiera nipote di César.
Il Dottor Guillaume, il giovane medico del paesino.
Il Tenente Peter Braun della milizia tedesca.
Un più che discreto insieme di suggestioni, firmate da Armand Amar, che in abbinamento alle immagini sono in grado di trasmettere qualche brivido in certi momenti topici.
Una storia solida, veramente degna di questo nome, è ciò di cui ho avvertito la mancanza.
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