Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Be’, io ci ho provato fino all’ultimo. Voglio dire, ho tentato di rivalutare persino “L’ultimo Dominatore dell’Aria” ma la parabola discendente di M. Night Shyamalan pare inarrestabile. Da autore dark/fantasy a mestierante per blockbuster. Involuzione a tutti gli effetti per un regista che sino a qualche anno fa poteva vantare una filmografia di cult istantanei come “Il Sesto Senso”, “Unbreakable”, “Signs”, “The Village”, “E Venne il Giorno”. Esaurita la vena creativa? Compromessi produttivi? Non lo so, fatto sta che arriviamo a quest’ ultimo “After Earth” e ci ritroviamo di fronte ad uno sci-fi catastrofico incredibilmente semplicistico e prevedibile. Il corollario di un’intera carriera basata su originalità e suggestioni. Il progetto in realtà appare più come un capriccio degli Smiths (non la band di Morrissey e Marr ma il clan del principe di Bel Air) atto ad affermare una volta di più il proprio peso “familiare” sulla scena della settima arte; al cineasta di origine indiana non resta altro che eseguire il compitino, peraltro senza particolari sforzi. Un paio di ellissi narrative, la natura in rivolta, riflessioni elementari sul concetto di paura, rapporti tormentati con la figura paterna. Tutto già visto in condizioni decisamente più avvincenti e interessanti. Permane un certo fascino visivo ma è il minimo sindacale, considerato anche il fatto che le interpretazioni “umane” sullo schermo sono tutt’altro che entusiasmanti.
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