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After Earth

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su After Earth

di M Valdemar
4 stelle

La “spettralità“ di M. Night Shyamalan.

«Ginocchio a terra» ordina l’autoritario imbattibile generale Will Smith al sensibile figlioletto Jaden ogni qualvolta quest’ultimo si trova in difficoltà, con i battiti del cuore che schizzano furiosi e spaventati e la paura ad impossessarsi della acerba mente. Posizione che servirebbe per configurarsi col “presente” e convogliare le energie e la concentrazione tutta agli elementi circostanti al fine di controllare se stessi, l’ambiente e gli eventi scaturenti da ogni scelta.
Quisquilie. Una delle tante: al massimo va bene come poster di lancio (ed infatti …).
Tutto ‘sto preambolo per dire che After Earth è una (lunga) sequela di (tentativi di) colpi ad effetto, ma l’unico effetto certo che ottiene è una svagata sensazione di aver perso tempo.
L’ultimo lavoro del regista de Il sesto senso accumula senza tanti complimenti e stancamente tutti i luoghi comuni del genere e riflessioni connesse.
Così, se la linea narrativa s’incunea presto, e sin da subito, tra le banali tracce di una storiella svolta in maniera quasi asettica, inerte, nonché fortemente riciclata e derivativa, pure i consueti schemi e meccanismi accessori e fondamentali ad instillare empatia e attenzione, hanno (id)entità clonate ma soprattutto portata flebile, a corto raggio d’azione.
Oltre ad un copione che è oggettivamente modesto e che pretende eccessive concessioni, più del lecito, alla verosimiglianza degli accadimenti, la pellicola presenta per l’ennesima volta, sviluppandole fiaccamente e senza crederci granché, alcune logore tematiche: la complessità del rapporto padre-figlio, il racconto di formazione, la scoperta della consapevolezza dei propri mezzi, il riscatto da vicende passate che tormentano il presente, la capacità di affrontare paure, il trionfo dei valori “giusti”.
A conti fatti, un “sano” inzuppamento nella brodaglia retorica di stampo patriottico e familiare/familistico che si rivela essere la cifra stilistica del film.
Per quello che è invece l’aspetto estetico, la ricostruzione visiva di sfondi e scenografie appartenenti ad un’epoca futura e a realtà “aliene”, potrebbe tranquillamente valere quanto già detto: niente di che. O meglio, niente che brilli per inventiva o ricerca di sfondare le solide barriere del già (stra)visto e già assimilato.
Quel globo azzurro noto un tempo come la Terra viene descritto come un mondo totalmente selvaggio, ricco di fauna e flora ostili: tra la natura incontaminata, le presenze minacciose, le bestie fameliche, pare di stare nell’isola di Lost; quasi si rimane lì in attesa del mostro di fumo nero …
Ma è un attimo, perché poi il faccione mai così dannatamente serio(so) di un immobile Will Smith padre-padrone dai modi duri, truci, ma con un cuore grande così (leggi: ridicolo), riporta le cose al loro naturale stato (di minestrina riscaldata, insipida e incolore). Una buona mano (di grigio) gliela dà la prole-fotocopia, Jaden Smith, il quale alterna un paio di mosce espressioni (spaurito-moccioso) perlopiù a caso, come capita (e cioè spesso male).
L’unico volto che alla fine rimane un pochino impresso è quello, stupendo, di Zoë Isabella Kravitz (sì, figlia di Lenny Kravitz e Lisa Bonet: i geni non mentono), che interpreta il ruolo della sorella defunta/apparizione allucinatoria del giovine protagonista. Volto, inutile dire, sprecato; schiacciato com’è dalla ingombrante casa(ta) Smith.
Però la domanda delle domande non può certo stare troppo a bagnomaria: lo zampino di Shyamalan s’avverte in qualche modo? Risposta: no, in nessun modo.
Che il film possa tutto sommato risultare vedibile è un fattore che si deve più all’ammucchiata di ovvie semplificazioni adrenaliniche che all’abilità del regista, che in sostanza si limita a svolgere il compitino da bravo dipendente.
Del suo celebre “tocco” non v’è ombra e, dati i primi risultati al box office che indirizzano After Earth verso un sontuoso flop, immediatamente dopo quello super dell’inguardabile L’ultimo dominatore dell’aria, non si può che constatare che M. Night Shyamalan sta diventando pericolosamente l’ombra di se stesso.
Uno spettro che ve(n)de film morti.

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. amandagriss
    di amandagriss

    @M Valdemar, proprio una recensione al vetriolo! (scritta molto bene), io ho amato i film di Shyamalan fino a "E venne il giorno", sono dei piccoli grandi capolavori, ho apprezzato anche il 'collaterale' "Devil", non so cosa gli sia successo e mi dispiace perchè è un grande autore, "L'ultimo dominatore dell'aria" non andai a vederlo, questo mi piacerebbe ma noto che non c'è nulla della sua affascinante poetica, sembra il classico fumettone hollywoodiano, con tutto quel digitale; certo mi attrae, non posso dire il contrario, ma non lo so, mò vediamo, ciao.....

  3. kael80
    di kael80

    Non c'è nulla di davvero originale, soprattutto al cinema: è tutto una rielaborazione più o meno riuscita di cose già viste altrove. Personalmente non sono così severo con questo ultimo lavoro di M Night Shyamalan. C'è comunque una sorta di coerenza nell'occhio del regista, un percorso che non viene tradito, almeno, ad una prima impressione.

  4. M Valdemar
    di M Valdemar

    Io credo comunque che il fatto di inserire un "autore" (vero - presunto - potenziale - cult - indie) alla regia di un blockbuster (vedasi soprattutto gli ultimi e gli imminenti supereroistici) sia solo uno specchietto per le allodole, un modo per darsi delle arie, per attrarre magari spettatori più esigenti. Perché, se il progetto "puzza" a monte (come in questo caso) e/o ci sono scarsi margini per imporre la propria autorialità, c'è poco da fare: l'esito è mediocre o scadente a seconda dei casi. Il problema di Shyamalan è che si tratta del secondo tonfo di seguito, non lo vedo affatto bene ... almeno avrebbe potuto, tra un videogame e un altro, tentare con qualcosa di più piccolo ed a lui affine, ma dov'è finito? Grazie a tutti per gli interventi, ciao.

  5. Roger Tornhill
    di Roger Tornhill

    Ciao Gregorio, bella opinione come sempre. Concordo con quanto dici nel commento qui sopra, ma e se avesse accettato di dirigere su commissione questo film proprio per risollevarsi dal tonfo di quello precedente (Anche con After Earth proprio di nuovo flop si tratta? Non è presto per dirlo? Ora è secondo in classifica a pochi giorni di programmazione e Will Smith al cinema tira...) proprio per poi tornare (speriamo presto) a film più nelle sue corde che magari oggi i produttori non gli finanzierebbero? Ciao!

  6. M Valdemar
    di M Valdemar

    Ma siamo sicuri che abbia ancora qualcosa da dire? Aspettiamo, comunque, non si sa mai. Certo con questo già flop (l'andamento al box office USA chiarisce tutto) è finito nel trappolone ordito dalla gang Smith, forse appunto per cercare di risollevarsi. ma le colpe se le deve prendere pure lui. In generale, invece, da registrare il flusso continuo - e stancante - di film di fantascienza: che altro avranno da dire? Ciao.

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