Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
C’è sempre il rischio di un’eccessiva perdita di realismo e obiettività a favore della finzione e della spettacolarizzazione negli adattamenti cinematografico di storie vere, che in questo caso ha anche già avuto una trasposizione letteraria, dato che la drammatica vicenda del Capitano di mercantile Richard Phillips è diventata un libro autobiografico scritto dallo stesso poco dopo le vicende.
Paul Greengrass fortunatamente è un regista in grado di unire azione e riflessione e, pur prendendosi le inevitabili licenze, non permette al suo film di incorrere in questo rischio. L’umanità, il coraggio e la disperazione di questi uomini, sono intensi, vividi e vibranti, dalla prima all’ultima sequenza.
Tecnici altamente specializzati da una parte, pescatori ignoranti dall’altra, questi personaggi si scontrano in mare aperto, ambiente di per sé limite per la sopravvivenza, con i suoi mille pericoli incombenti e l’isolamento, e il loro scontro diventa progressivamente un duello psicologico e d’astuzia più che fisico: i pirati, benché armati, sono solo quattro, i marinai del mercantile, pur in superiorità numerica, non sono soldati e non sanno gestire la situazione. Nonostante alla fine a vincere sia comunque la forza militare statunitense, col suo dispiegamento di armi e uomini, lo spettatore non riesce a non lasciarsi coinvolgere dalla disgrazia di quei briganti somali mossi dalla miseria e dalla schiavitù ad aggredire le navi di passaggio con la speranza di ricavare un buon bottino e aiutare le proprie famiglie.
Ottima l’interpretazione di Tom Hanks che impersona il combattivo Capitano americano, e sorprendente l’immedesimazione del coprotagonista Barkhad Abdi, che ha proprio lo sguardo della fame.
Appassionante prodotto di intrattenimento, ma anche penetrante riflessione politica e culturale su una realtà difficile e ignorata, che di tanto in tanto torna alla ribalta della cronaca.
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