Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
Storia (romanzata e drammatizzata) del dirottamento della nave mercantile americana MV Maersk Alabama ad opera di pirati somali nell'Aprile del 2009, tratta dalle vicende autobiografiche del suo capitano Richard Philips rapito durante l'arrembaggio e poi liberato grazie all'intervento della marina USA. Perfettamente in linea tanto con il suo stile improntato ad un iperrealismo dinamico e adrenalinico, quanto con le ultime tendenze di un cinema yankee impegnato in un propagandismo 'culturale' su più fronti, il regista britannico 'alleato' P.Greengrass si lancia in un concitato adattamento cinematografico del primo, storico dirottamento di una nave cargo battente bandiera americana in più di 200 anni di storia e confermando la sua predilezione per lo studio delle dinamiche relazionali e delle implicazioni tecniche per le situazioni critiche già dimostrato con la triste storia dello 'United 93' (là era al-Qaida , qui 'no al-Qaida!'). Partendo dalla studiata architettura di un montaggio parallelo tra il viaggio di un 'capitano coraggioso' e buon padre di famiglia (impersonato dal sempreverde naufrago di ritorno Tom Hanks) dal Vermont al Golfo di Aden e da quello assai più triste e drammatico di una manovalanza tribale al soldo dei signori della guerra somali, Greengrass sviluppa il suo bravo discorso su di una tragica convergenza di destini in una globalizzazione delle rotte dove necessità economiche e doveri professionali incrociano al largo di un martoriato 'Corno d'Africa' dove si incontrano chi porta aiuti (umanitari) con le buone e chi è invece deciso a prenderseli con le cattive. Riconducendo l'osservazione realistica di un mero fatto di cronaca nera (camera mobile e veloci cambi in soggettiva) ad una più sottile riflessione culturale e sociale. Tecnicamente ammirevole per la capacità di gestire tempi e spazi drammatici, il film si articola nelle tre parti di una tragica escalation in cui si passa dalle studiate tecniche di arrembaggio e deterrenza alla gestione di un sequestro condotto come una 'caccia al topo' (da stanare) per concludersi con le concitate vicende di una spietata negoziazione in cui le parti in campo sono impari e la salvezza dell'ostaggio è un'opzione comunque subordinata all'annientamento della minaccia ostile (non si dica mai che l'America ceda a ricattatori e terroristi vari). Pur nei limiti di un'operazione che presenta un evidente rischio ideologico ('l'arrivano i nostri' è una tentazione sempre presente nell'epopea a stelle strisce della minaccia globale), l'autore tiene il polso di una adeguata e credibile caratterizzazione della 'psicologia della tensione' anche grazie all'ottimo lavoro di fino del buon Hanks, addestrato in modo impeccabile a mantenere il sangue freddo e distrarre dialetticamente i suoi carcerieri almeno fino alla carneficina finale dove deflagra, improvvisa ma non inaspettata, la tradizione sanguinaria di un neo-imperialismo difensivo. Sentire poi i 'marines' che leggono i propri diritti all'unico somalo sopravvissuto,benchè suoni paradossale, è una comprensibile concessione romanzesca allo sceneggiatore. Diverse nomination per una auspicabile ribalta nella notte delle stelle.
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