Regia di Marco Ponti vedi scheda film
Nina è una donna dai sani principi: sveglia all’alba e meditazione, a pranzo una centrifuga energetica e nella quotidianità la regola dell’onestà. Giulio è un uomo dall’infallibile pragmatismo: colazione su uno yacht da vendere in nero, pranzo al circolo dei canottieri e sfoggio della ricchezza come modus vivendi. Entrambi sono felicemente accoppiati: lei con un romanziere velleitario che si farebbe ammazzare pur di entrare nel salotto di Fazio, lui con una bambola bionda svampita che nei salotti romani funge da complemento d’arredo. Pianeti destinati (e ostinati) a non incontrarsi, collidono scatenando violenti temporali interiori. Il padre di Nina muore e le lascia una villa faraonica, che solo Giulio può comperare senza battere ciglio. Lei sbatte parecchio gli occhi e agita pure le mani, di fronte a quest’acquirente che trasgredisce il suo canone di persona perbene. Quindi si scopre ardentemente attratta dall’opposto, appassionatamente ricambiata. Destra e sinistra si rotolano tra le lenzuola ballando il valzer del cliché, nell’ultimo film di Marco Ponti. Uno che di cliché ne capisce, e da sempre gioca col luogo - e l’uomo - comune imprimendogli un ritmo personale e ammiccante, godibilissimo. Qui fa un lavoro di spoglio (concettuale, mai in sottrazione stilistica) sugli estremismi partoriti dall’ideologia. Per dimostrare che sotto il vestito c’è di meno (o di più) di quanto pensiamo, introduce i suoi protagonisti come sagome di cartoncino sulle quali applicare abiti e accessori. Manichini convinti di scelte cucite addosso, ostentate nel regime alimentare o fiscale, si scontreranno con la friabilità delle certezze e con la fallacia delle generalizzazioni. «Quelli come voi» è un affronto che perde di senso quando le cose, liberamente, accadono: Ponti le direziona con frecce ad hoc disegnate anche sull’asfalto dove le due auto fanno il girotondo, ma stavolta il risultato mostra alcune pecche del prefabbricato. Una centrifuga dal retrogusto industriale dove a brillare - per onestà intellettuale - sono i personaggi più ottusi, e a colpire - per cognizione di causa - sono le macchiette pontiane. Tratto (con licenze) dal libro di Chiara Gamberale, di cui condensa i tempi e sposta il focus - dal tradimento alla brezza vitale del cambiamento -, Passione sinistra è un film politico quanto ogni azione umana, depotenziato dalla premeditazione di veicolare un messaggio politico.
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