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Passione sinistra

Regia di Marco Ponti vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Passione sinistra

di alan smithee
4 stelle

Sono ormai anni che spesso per un certo genere di commedia italiana che vediamo circolare ed occupare con una certa insistenza i circuiti cinematografici, l'aggettivo "sofisticata" cede inevitabilmente il posto ad una caratteristica che porta ad indicare al contrario una certa convenzionalità di confezione, una rappresentazione fasulla ed edulcorata della realtà, uno sviluppo prevedibilmente televisivo, quasi semplificato ed elementare (nel senso di puerile però) delle storie che la compongono. Purtroppo Marco Ponti rientra ormai puntualmente tra i registi costantemente coinvolti in questa preoccupante e superficiale tendenza e questa sua ultima fatica, che - come succede ormasi sempre più spesso - attinge dal recente sconquasso politico che sta affliggendo il nostro Paese, dalla proverbiale tendenza della politica di avallare tic e tendenze truffaldine da tempo all'insegna dei nostri costumi più sconsideratamente dilaganti, per sviluppare un suo intreccio narrativo, conduce tutta la posticcia impalcatura narrativa a svolte risibili ed elementari davvero mortificanti.
Non fa dunque purtroppo eccezione questa sua ultima storiella che vede al centro delle vicende la giovane e bella Nina (una procace e bella Lodovini che apprezziamo nell'impegno speso), "pasionaria" della sinistra, impegnata in campagne di sensibilizzazione sempre più ardite, concettuali e meccaniche, che con la morte del padre si trova a venire a contatto con una realtà che le fa crollare molte certezze e i sani principi con cui era stata allevata, ridiscudendo altresì la propria vicenda intima, più fragile di quanto la ragazza potesse supporre. E i tic, le "pose" con cui la popolazione italiana ormai è costretta in un modo o nell'altro a scegliere di doversi spartire effettuando una sua scelta di corrente politica ormai così drammaticamente bipolare che sembra davvero avere poche sfaccettature su cui andare alla fine a parare, si trasformano solo nei soliti macchiettismi visti e rivisti in tante elementari e banali produzioni televisive da prima serata. Bravi attori sprecati (si confronti l'abisso che separa la prestazione sofisticata ed ironica dell''Alessandro Preziosi del recente ottimo film di Corsicato dalla prevedibile scontatezza di questo suo ruolo da industrialotto volgare e destrorso facile alla corruzione e alla compravendita di comportamenti che gli facilitino la scalata all'affare, per confutarne l'eventualità), siparietti comici affidati ad una Cucciari svogliata che sembra interrompere a sprazzi una vicenda già da parte sua deboluccia e col fiato corto, con spot televisivi in linea con quelli insistenti che la vedono protagonista nella realtà col micidiale "bifidus". E tutt'attorno tanta carineria e uno sfondo di bellezza inverosimile che caramella scorci paesaggistici, case da sogno, intere città italiane di una nazione inverosimile ed intollerabilmente da cartolina, che un certo tipo di commedia, che ha tutto il diritto di mantenersi leggera e spensierata nonostante ambisca a posizionarsi su contesti più che reali o di costume sociale, dovrebbe evitare a tutti i costi.

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