Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Una giornata estiva nella vita di Cate (Podda) e della sua amica Luna (Mulas), dodicenni cagliaritane con famiglie patriarcali altamente disfunzionali alle spalle. Liti in casa per il bagno occupato, fratelli maggiori che sfoggiano la "proboscide" alle sorelle più piccole, padri ipnotizzati dalle linee hot, sorelle un po' mignotte, amici sbandati. E poi tanti gelati, piccoli scherzi, qualche bavoso che le importuna, fino a una chiusura di film del tutto fuori luogo, con una brusca virata quasi thriller. Tutto qui.
Dopo Ballo a tre passi e Sonetàula, il nuorese Salvatore Mereu persegue ostinatamente la propria strada verso un cinema apolide e impervio, fatto di fotografia ipersatura, una voce narrante continua, sguardo della protagonista in macchina, recitazione meno che amatoriale. Ce n'è quanto basta perché possa continuare a piacere alla critica più snob (che l'ha osannato: "Uno dei migliori film italiani della stagione", Alberto Crespi su L'Unità; "Applausi che si fanno ovazioni", Michela Tamburrino su La Stampa), per la quale diverso vuol dire sempre e soltanto migliore, anche in assenza di una sintassi cinematografica minima. L'hanno pensata diversamente i distributori e gli esercenti, che hanno tenuto a lungo in congelatore questo ritratto del proletariato suburbano tratto da un racconto di Sergio Atzeni, che impasta dialetto sardo strettissimo con un italiano stentato.
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