Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
La difficile ed allo stesso tempo delicata quotidianità di due amiche adolescenti nello squallore e il degrado sociale di un quartiere residenziale della periferia di Cagliari, nel racconto in prima persona di una delle due. Tra un padre inetto ed erotomane, una famiglia numerosa di giovani maschi allo sbando, una sorella ancora piccola ed un'altra più grande già madre precoce e meretrice, la giovane protagonista racconta i suoi sogni adolescenziali e le sue insicurezze con il casto disincanto della sua giovane età.
Salvatore Mereu al suo terzo lungometraggio ispirato al romanzo omonimo di Sergio Atzeni e da lui ridotto, coglie nel segno centrando registro e impostazione narrativa nel descrivere uno spaccato sociale di specifica esattezza antropologica attraverso la levità e il disincanto di una spiazzante confessione adolescenziale laddove il cinema si fa realtà nella finzione di una incursione cinematografica nel domestico e nel privato, nella dissimulata intrusione di un confessore (osservatore) immaginario (lo spettatore? il regista? la troupe?) nel mondo reale di personaggi immaginari. Strumentalmente in bilico tra docu-fiction di amara ironia e pirandelliano gioco delle parti, è un'opera delicata e poetica insieme che mescola la purezza dei sentimenti allo squallore del contesto,l'incanto di un'età fuggevole e irripetibile e il laido cinismo di irrefrenabili pulsioni materiali, vergini bambine e puttane con bambini, l'amor platonico e l'amor mercenario, volando sopra a tutto con la leggerezza di un riscatto 'in erba' che prova a spiccare il volo sopra il turpe degrado urbano di una città di mediterraneo splendore. Racconto di una ostinata resistenza idiomatica e semantica che separa il bene dal male, la purezza dalla turpitudine, le anime belle e immacolate dei puri di spirito (che preservano castità,idealismo e igiene dentale) dalla corruzione materiale e morale di individui traviati dalla vita e dall'ambiente (irosi e libidinosi 'n'fami e pezz'è merda'); una dicotomica classificazione di tipi umani nella indistinta promiscuità di una convivenza familiare e sociale in cui ci si annusa e riconosce, fratelli e sorelle (veri o presunti), sorelle e sorelle,figlie di madri diverse ma dello stesso padre, bozzoli informi di meravigliose crisalidi che presto,trasformate in farfalle, spiccheranno il volo verso una agognata libertà. Prezioso e divertito ritratto di una commovente sensibilità adolescenziale segna una suggestiva ricognizione attraverso i luoghi simbolo di una città bellissima e contraddittoria tra il degrado del quartiere Sant'Elia e la splendida distesa di silicio del 'Puetto', da Piazza Repubblica a Monte Lupino, da via Manno alla Stazione e da qui di ritono a casa, per concludersi con l'espediente teatrale e fuori registro della provvidenziale comparsata di una bionda e appariscente 'Coga foresa' (una Ramazzotti decisamente fuori tema) che legge la mano e sputa sentenze, che salva vite e decreta morti,che rinsalda la casta sorellanza di splendide farfalle sognanti. 'Ama e ridi se amor risponde, piangi forte se non ti sente. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior'.
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