Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Dopo una distribuzione fantasma che ha fatto seguito alla presentazione veneziana nella sezione Orizzonti 2012, ecco apparire all'improvviso in un cinema genovese l'ultima notevole opera di Salvatore Mereu, regista sardo di talento e proprio a dieci anni dall'esordio col notevole "Ballo a tre passi". Accorrere a vederlo vale la strada e la spesa necessaria per raggiungerlo perché il film, ambientato in un quartiere degradato di una periferia popolare cagliaritana sotto un infuocato sole d'agosto, presenta già dall'inizio singolari soluzioni narrative che vedono la protagonista assoluta di una vicenda altrimenti piuttosto corale, la giovane tredicenne Cate, prodigarsi con passione nel racconto dettagliato di una giornata come tante, destinata a concludersi con una tragedia annunciata (il fratello vuole accoltellare il giovane compagno di scuola nerd della protagonista). Quest'ultima si rivolge in più occasioni direttamente al pubblico - il volto diretto verso la macchina da presa come fossimo noi del pubblico: Cate che incurante degli sguardi di sorella, parenti ed amici, parla con la telecamera e racconta spigliata nei dettagli le fasi di una giornata di mare trascorsa con la carissima amica/sorella Luna, a schivare un padre fannullone falso invalido che predica bene e razzola malissimo, a cercare di fare in modo che il fratello non commetta le stupidaggini che da gorni ha annunciato di portare a termine, a mangiare gelati e a parlare di sesso. Degrado urbano e civile fanno spazio anche alla esuberante naturalezza delle due giovani tredicenni, le "belle farfalle" del titolo, che vivono sogni di evasione o di riscatto sociale belli ed impossibili. Siamo dalle parti di "Acciaio", romanzo di successo su due amiche negli anni '90 che sognano l'Elba, isola paradisiaca dei miraggi; ora invece siamo ai giorni nostri e non in Toscana ma in Sardegna.
Ci sarebbe voluto un regista con le idee chiare come Mereu per adattare con la stessa riuscita l'efficace romanzo della Avallone, distrutto invece dal suo pedante e molto anonimo adattamento cinematografico senza mordente. La tragedia annunciata trova un suo palco, e pure un suo pubblico, ma l'arrivo di una fatina bionda apparentemente impacciata, ma in realtà scaltra e molto informata (è Michela Ramazzotti!!) modificherà un bel po' il corso degli eventi, senza tuttavia contribuire a cambiare quelle esistenze così inevitabilmente segnate. Ottimo esempio di cinema regionale profondamente calato nelle proprie origini territoriali, ma non per questo succube di compromessi o tattiche di mercato che ne limitano (come effettivamente succede) la visibilità e l'accessibilità ad un pubblico volenteroso e amante del cinema girato con cura, coerenza ed efficacia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta