Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Cate abita in un quartiere popolare di Cagliari. Figlia di un pezzemerda che non lavora e ha pensato solo a procreare figli, sogna di diventare cantante. In prima persona, rivolgendosi a noi spettatori, ci racconta la sua famiglia: la madre, l’unica che lavora per farli vestire bene; la sorella Mandarina che si prostituisce, ha già un figlioletto a carico e sogna una casa a Mulinu becciu; la sorellina che “nuota” con gli occhialini nella vasca da bagno; il fratello tossico e quello rissoso (Tonio) che faranno la fine di babbo; Ricciotti (come Greatti del Cagliari scudettato) sensibile e il solo che potrebbe fare gol, nessi tui (almeno tu). Cate è innamorata non ricambiata di Gigi, impacciato e zurpone preso in giro e di mira da Tonio e dagli amici. Figlio della dirimpettaia, bassista avvenente e sogno proibito di maschi allupati. Cate racconta anche i risvegli chiassosi della signora Sias e del marito mandrone Federico, di una giornata al Poetto con l’amica gemella Luna (con una piccola citazione di DOMENICA D’AGOSTO di Emmer), gli incontri avventurosi e strambi per una Cagliari canicolare e promiscua. La giornata si chiude sulle scalinate dei palazzoni in cui vivono, luogo dove si risolvono le sorti dei protagonisti, previste e anticipate dalla coga Aleni, una maga che scende da un furgoncino Wolkswagen per leggere la mano. Dalla casa di Cate esce il padre ed entra Luna…
Bellas Mariposas (2012): locandina
Le BELLAS MARIPOSAS (belle farfalle) sono Cate e Luna, fanciulle la cui vita non è e non sarà facile, forse è già scritta in una periferia e in una famiglia degradata, disastrata, simbolo di una realtà sociale e umana. Una sorta di aggiornamento al terzo millennio del subproletariato urbano, estremo e ossessionato dal sesso quale forma principale di argomento, linguaggio, pratica quotidiana e linfa vitale. Il regista Salvatore Mereu alla quarta prova cinematografica (con la terza TAJABONE ancora invisibile), parte dal racconto omonimo e postumo del compianto Sergio Atzeni per realizzare un film che mantiene la prosa e lo spirito del libro. Con bravura non lo snatura ma lo arricchisce, Cate è una ragazzina sveglia che sa leggere le psicologie di coetanei e adulti, non vuole restare prigioniera di un mondo e di una mentalità. Con l’amica caratterialmente simile Luna evade da quella realtà e quello squallore, magari nuotando solo sott’acqua con il suo costume olimpionico dimenticando tutto e tutti (scena bellissima e muta). Una protezione, una corazza la sua. Mereu allo stesso tempo mette in scena uno stile sospeso, solare, maturo come le due giovanissime protagoniste, non necessariamente neorealistico o di denuncia ma diverso e leggero, ugualmente intenso e incisivo. Nella suggestiva lunga scena finale e notturna riannoda i fili delle vicende e dei personaggi con un realismo magico per via di Aleni (personaggio felliniano, interpretato dalla deliziosa Micaela Ramazzotti) che legge, sposta e muove destini. L’autore di Dorgali – produttore del film con la moglie Elisabetta Soddu e l’esperto Gianluca Arcopinto, più vari contributi regionali - usa il turpiloquio come unica forma di espressione verbale e comunicativa possibile, sa girare situazioni talmente evocative che non hanno bisogno di essere mostrate, sa descrivere un microcosmo universale e infine dirige gli attori professionisti e non (tra gli altri la cantante delle isolane Balentes Lulli Lostia) con la stessa efficacia tirando fuori il meglio da ciascuno. Vedi Luciano Curreli, padre depravato di Cate e interprete maiuscolo e pasoliniano.
Bellas Mariposas (2012): Luciano Curreli
Bellas Mariposas (2012): Anna Karina Dyatlyk
Bellas Mariposas (2012): Micaela Ramazzotti
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