Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Siamo nell'anno 1841, in America, lo schiavismo è ancora pratica normale negli stati del sud, Solomon Northup, benestante uomo di colore, sposato, con due figli, di Washington, DC, viene rapito e venduto come schiavo per le piantagioni di cotone della Louisiana. Vi rimarrà per 12 anni. McQueen, al suo terzo lavoro, ne racconta la storia, basandosi sul libro che Northup scriverà nel 1853. In mano a un qualunque altro regista, questo importantissimo materiale sarebbe stato semplicemente sfigurato, fatto a pezzi, McQueen, invece, ne trae un racconto forte, potente, non piega il suo Cinema intenso e doloroso, a niente e a nessuno. E' come se la claustrofobia insostenibile (e necessaria) del suo "Hunger", avesse, qui, trovato respiro in un film più aperto, che si nutre di quei luoghi così meravigliosi e così crudeli, ma quel sangue, quella merda, quel fango, che imbrattavano il suo film d'esordio, sonio ancora qui e tengono in piedi, scuotono, commuovono, annichiliscono, esattamente come sei anni fa, nel suo esordio. Non cade nella trappola del retorico, mai, si ferma quando si deve fermare, mostra quello che si deve mostrare e mette la parola definitiva su quell'agghiacciante periodo storico. Il mio favorito per gli Oscar, in cui concorre in nove candidature. Magistrale.
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