Regia di Toni D'Angelo vedi scheda film
Toni D’Angelo è un cineasta interessante. Un regista che non ne vuole sapere di restare confinato al ruolo di promessa. Uno che ha persino fretta di scrollarsi di dosso gli elogi ottenuti con il suo esordio e che scalpita per giocare in serie A. L’innocenza di Clara, in questo senso, è un film molto interessante e fornisce indizi illuminanti. A partire dall’ambientazione, tra le più insolite degli ultimi anni, e dalla scelta di una classe sociale, la cosiddetta Italia che lavora degli imprenditori, D’Angelo crea un melodramma domestico di matrice chabroliana nel quale frustrazione sessuale e desiderio si offrono come il collante di un consenso sociale che trascolora senza difficoltà in omertà e violenza. Il regista si muove con abilità all’interno degli ambienti e degli spazi del suo film. E se si deve indicare un limite è proprio questa determinazione a volere dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, di essere in grado di raccontare una tipologia di storia, che purtroppo ormai riserva pochi spunti d’interesse. Il motivo per cui il suo film intriga comunque è a causa dell’ostinata forza di volontà che muove l’agire di D’Angelo. Il suo non lasciare niente al caso. La precisione con la quale ogni inquadratura è pensata e filmata. In questo senso L’innocenza di Clara, per ricorrere a termini di confronto rockettari, è il classico secondo difficile disco che sulla distanza inevitabilmente cresce e convince sempre di più.
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