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Michael Kohlhaas

Regia di Arnaud des Pallières vedi scheda film

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La recensione su Michael Kohlhaas

di alan smithee
6 stelle

Nella Francia del XVI secolo seguiamo le vicende del summenzionato Kohlhass, mercante di cavalli di pregio che ha la sventura di scontrarsi in una dura contesa con un governatore di una foresta che gli chiede in pegno due dei suoi migliori destrieri come contropartita per l'accesso, inevitabile per proseguire con gli animali, sulle sue terre, salvo sottrarglieli sostituendoli con altri due sciancati dai lavori di traino, per puro spregio e voglia di offendere. Quando le vie legali non lasciano soluzioni, quando al torto subito si aggiunge la dolorosissima perdita della propria amata consorte per opera del folle nobiluomo, in quel momento si accende nel protagonista, altrimenti giusto e riservato, uno spirito di ribellione che va anche oltre il danno subito e si trasforma in una vera e propria rivoluzione contro le angherie e le ingiustizie del ceto dominante sulla borghesia onesta e laboriosa.

Girato con dinamismo, belle inquadrature e senza rinunciare allo sfarzo della migliore tradizione del film in costume, Michael Kohlhass è un film che sa attrarre l’attenzione del pubblico e far presa su emozioni primarie suscitate da ingiustizie e soprusi ai danni degli onesti, ma non possiede una magia particolare che ce lo faccia rendere superiore a tante ricche produzioni in costume recentemente apparse sugli schermi. La pellicola inoltre trova nel gigante Mads Mikkelsen un appropriato protagonista con il suo volto regolare, triste ed attraente: un interprete peraltro non nuovo a produzioni in costume (ricordo l’ottimo Valhalla Rising di Winding Refn e il recente meno innovativo Royal Affair di prossima uscita).

Girata con sfarzo e appropriato senso dell’ambientazione dall’ancor poco noto Arnaud des Pallières (dotato di un nome che sembra perfetto per l'ambientazione storica del film più che per i giorni nostri, la coproduzione franco-tedesca ha partecipato, non si sa se proprio coerentemente, all’ultimo Concorso ufficiale del Festival di Cannes, laddove sarebbe certamente risultato più appropriato vederselo inserito tra gli eventi speciali o come film di chiusura.

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