Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Enigmatico thriller di Villeneuve
Denis Villeneuve è un veterano del thriller psicologico, nonché uno dei registi più blasonati del momento, tanto da essersi guadagnato la direzione dell'imminente sequel di "Blade Runner". Subito dopo la pellicola che lo ha reso noto al grande pubblico, l'ottimo giallo "Prisoners", il cineasta canadese affronta di nuovo la complessità della mente umana, quel labirinto di emozioni, ossessioni, costrizioni e soprattutto problemi, raccontandoci una storia enigmatica e misteriosa sin dalle prime sequenze, adattamento di Javier Gullòn del romanzo di José Saramago "L'uomo Duplicato". Dietro alla vicenda di Adam, professore universitario di storia che conduce una vita monotona e alquanto malinconica, si cela una complessa metafora, avviata da una strana scoperta: tra le comparse di un film consigliato da un collega appare un uomo identico a lui: chi sarà? La strana scoperta non porta a nulla di buono nella sua vita e lo condurrà ad un sosia che anzi confermerà la sua triste condizione esistenziale. Una condizione infelice, che non lo rende realizzato o semplicemente soddisfatto. Idem per il suo simile, dal carattere opposto al suo, ma comunque imprigionato dal più semplice e diffuso dei vincoli: il matrimonio. Intanto per la città di Toronto passeggia un grosso aracnide. Palese la natura simbolica del lungometraggio, che, accanto ad una narrazione lenta ma interessante e tesa, esige uno spettatore attivo, che non guardi passivamente ma che si impegni a decifrare i messaggi, mediante anche più visioni. La prova attoriale di Jake Gyllenhaal è magistrale: riesce a far capire lo stato confusionale e contraddittorio del protagonista, prima desideroso di incontrare questo doppio, subito dopo spaventato all'idea, dato che non sa se quest'ultimo possa migliorare o peggiorare la sua vita. Il colpo di grazia lo dà il finale: inaspettato e sospeso, che invoglia al dialogo e al confronto con quelli che l'hanno visionato. E in fondo è anche questo il compito del cinema. Regia solida, che richiama tra gli altri '"Eyes Wide Shut" di Kubrick all'inizio, e colonna sonora di Bensi e Jurriaans in grado di incrementare la tensione, con degli stacchi intervallati da schermo nero, un espediente efficace per angosciare e tenere incollati alla poltrona. Belle e brave le attrici: le "compagne" Mélanie Laurent ("Bastardi senza gloria") e Sarah Gadon ("Cosmopolis") e poi nella breve parte della madre una delle muse di Lynch: Isabella Rossellini. Un buon thriller dunque, presentato anche al TIFF, realizzato da un director che arriverà lontano, con la durata d'ordinanza di un'ora e mezza e capace di intrigare e immergere lo spettatore in un vortice onirico, in una storia in bilico tra sogno e realtà, tra scherzi della psiche e consuetudini di tutti i giorni.
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