Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Tratto da uno degli ultimi romanzi (“L'Uomo Duplicato”) della carriera del premio nobel per la letteratura Josè Saramago, Enemy è un thriller psicologico fortemente derivativo non solo per la sua origine narrativa. Lo stesso romanzo di Saramago, infatti, tende a rubare a destra e a sinistra. Ecco che gli appassionati di narrativa fantastica ben possono individuare un collage di soluzioni riprese da racconti come A Double Return (1890) di Arthur Machen, da cui arriva l'idea del sosia che approfitta della propria somiglianza per infilarsi nel letto della moglie altrui, o Shatterday (1976) di Harlan Ellison, da dove si pesca l'idea dei due sosia (uno impacciato e l'altro deciso) che entrano in relazione dapprima telefonica e poi concorrenziale, cercando l'uno di sostituirsi nella vita dell'altro (epilogo in linea a quello del film). Javier Gullon. alla sceneggiatura. introduce elementi grotteschi non presenti nel romanzo, tanto da chiudere la vicenda con un allusione kafkiana dai risvolti metaforici.
Ritmo lento, atmosfera asfissiante. Dennis Villeneuve, che qualche anno dopo scalerà le classifiche dei botteghini (due nomination agli oscar) con i vari Arrival, Blade Runner 2049 e Dune, gira alla Brad Anderson. Sembra infatti di essere in un film alla Session 9 o alla L'Uomo senza Sonno, ai limiti dell'horror. Si sospetta persino che quanto viene mostrato sia tutta un'allucinazione del protagonista o una sindrome da sdoppiamento della personalità, sul modello di Fight Club. Non sarà così.
Jake Gyllenhaal interpreta bene il doppio ruolo, rivelando la natura dei due distinti personaggi ricorrendo al linguaggio corporeo. Menzione per la francese Mélanie Laurent, la Shosanna di Bastardi senza Gloria, purtroppo sfruttata poco nei panni di una giovane donna complessata che interrompe i rapporti sessuali col fidanzato, salvo poi trovare soddisfazione con l'estraneo (topless per lei); un rapporto vigoroso interrotto quando noterà un particolare che le farà capire di trovarsi in compagnia di un altro uomo. Più pacata e, se vogliamo, più dolce Sarah Gadon che sembra incarnare, nel rapporto col proprio uomo, la natura sottomessa che ha il sosia con l'altra donna al punto da capire la tresca e da vederla come occasione per sostituire un uomo con cui è ormai in rotta. Interessante ma, ripeto, niente di nuovo al fronte. Da un premio nobel ci si attenderebbe qualcosa di distintivo.Villeneuve farà di meglio, ma anche questo non è da buttare.
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