Regia di Baltasar Kormákur vedi scheda film
Dal gelido cielo d’Islanda alle aride zone desertiche di confine tra Messico e il sud degli States, Baltasar Kormákur, dopo aver fatto le prove generali con Contraband, scatena la sua infernale alcolica sfuriata stoner rock, satura di sole, violenza e ironia.
Dalle basi solide - struttura narrativa granitica (con forse un solo trascurabile passaggio superfluo), messa in scena esemplare, empatia garantita - disegnate e costruite su molta classica letteratura - cinematografica e non - del genere (un riferimento ovvio è il grande Walter Hill), quantunque sia l’adattamento di una graphic novel, Cani sciolti possiede una carica fulminante e costante.
Insomma, è un fottuto pezzo che ti entra immediatamente in testa, e ci rimane. Una miscela esplosiva (letteralmente: lo dimostrano il bar incendiato perché brulicante di poliziotti divora-ciambelle e la pioggia infuocata di soldi che fa da scintilla a quella di pallottole e sangue del finale), diretta, grezza e ben articolata, dall’intro folgorante, con una progressione micidiale (non priva di intermezzi strumentali ai cambi di passo) e una conclusione che lascia pienamente soddisfatti.
Quasi una rarità, di questi - omologatissimi - tempi ad alta tecnologia (e basse capacità cerebrali).
Kormákur dirige dirige con polso fermo, e testa (crinita, pensante, danzante) esclusivamente votata alla “causa”; il che significa niente fronzoli, abbellimenti o virtuosismi fini a sé stessi, e leziose facili faicli sovraincisioni tipiche di molta sbobba iper-digitale contemporanea (per il vasto pubblico teen pop). Si rivela così assai abile a rappresentare una partitura rocciosa - non originale, certo, ma eseguita alla perfezione e con gusto sopraffino -, che prevede ritmi vulcanici e fieramente “macho” , suoni e colori torridi, e soprattutto liriche sboccate, maleducate, vivaci, che denotano/detonano altresì poca simpatia (eufemismo) nelle autorità (non ne escono affatto bene le varie agenzie governative, CIA, DEA, e nemmeno la Marina, viste e descritte come enti dalle ramificazioni marce e corrotte, pronte a sacrificare i suoi membri più onesti).
Action muscolare nella migliore delle accezioni, quindi, con efficacissime omogenee infiltrazioni comedy, Cani sciolti spara a colpo sicuro e non fallisce mai il bersaglio, potendo contare sul classico schema del buddy movie sul quale la magnifica coppia formata da Mark Wahlberg e Denzel Washington costruisce una performance di grande valore: scanzonati, liberi, assortiti fantasticamente con le loro caratteristiche ben in evidenza (e in armonioso contrasto), essi sono i due solisti dalla faccia simpatica che, in maniera divertita e brillante, si mettono in gioco e a disposizione per la riuscita dell’opera.
Attorniati, come si deve, da un valido manipolo di accompagnatori dai tratti truci e modi spicci che riversano grande mestiere e talento (Bill Paxton, bastardissimo agente CIA; Edward James Olmos, narcotrafficante messicano; più un cameo di Fred Ward nei panni di un “ponziopilatesco” ammiraglio della Marina), e da una pupa, che non è una banale groupie ma anzi un anello importante della catena, che ha le strepitose forme di Paula Patton.
Per chi non lo avesse ancora capito, Cani sciolti (titolo italiano che tanto per cambiare fuorvia il significato dell’originale, il “semplice” e diretto 2 Guns) è un film da non perdere: è intrattenimento fieramente zotico e genuinamente intelligente.
Ad avercene.
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