Regia di John Ridley vedi scheda film
Fra il 1966 e il 1967 l'afroamericano di Seattle Jimi Hendrix, sbarcato a Londra, cerca fortuna come chitarrista in quel di Londra. Come è noto, la troverà.
Difficile, non impossibile, ricostruire i giorni che precedettero l'esplosione nelle vesti di rockstar di primaria importanza a livello planetario di Jimi Hendrix; il premio Oscar (per la sceneggiatura di 12 anni schiavo; peraltro premio ancora non arrivato durante le riprese di questo film) John Ridley ci ha provato nella sua regia d'esordio, con un copione da lui stesso firmato. E gli esiti sono contrastanti, ma con prevalenza di indicazioni positive su quelle negative. Si sa, quando si va a scomodare la mitologia - specie se moderna - si rischia sempre di scontentare tutto e tutti, in primis di soffocare la verità storica nel tentativo di omaggiare l'ancora troppo ingombrante mito; il lavoro di Ridley corre questo pericolo e lo supera, ma non in maniera del tutto indenne. Per rendersene conto basta pensare anche soltanto alla castroneria della scena iniziale (ripresa nel finale, per meglio comprenderne l'importanza nella costruzione del film) in cui Hendrix decide all'ultimo momento di suonare in pubblico Sgt. Pepper's, canzone uscita due giorni prima, in genuflesso ossequio ai Beatles presenti in sala. E' Storia che tale esecuzione accadde realmente, ma che il chitarrista l'avesse architettata di proposito, in cerca di notorietà, alcuni minuti prima di salire sul palco è un parto di fantasia dell'autore della pellicola: semplicemente - e qui il mito trionfa sui suoi propagatori - Hendrix era solito suonare qualsiasi cosa gli passasse per la testa, in qualsiasi momento ritenesse fosse quello più adatto. Incluse instant-cover come quella in questione, inclusi pezzi eseguiti davanti ai loro stessi creatori: fine. La vena romanzesca della pellicola non si ferma qui, chiaramente; in ogni caso All is by my side non è costruito nè con spirito supinamente agiografico, nè con particolare attenzione verso il pubblico (che si presupporrebbe rocchettaro e non proprio giovanissimo); la nostalgia per la swingin' London e quanto ne consegue, ovviamente, c'è, ma è soltanto una minima deriva del racconto, incentrato su fatti e personaggi prima ancora che sull'atmosfera di quel frenetico momento in cui tante cose determinanti accadevano. Ecco quindi che sulla scena vediamo comparire, come comparse o interpreti marginali della storia, le figure di Keith Richards, Paul McCartney, Eric Clapton e - of course - Chas Chandler degli Animals. Nessuna guest star compare nel film, nessun cameo speciale, ma un musicista piuttosto noto è comunque impiegato nel ruolo centrale: nelle vesti di Jimi c'è infatti Andrè 3000 degli Outkast (Andrè Benjamin); due ore di lunghezza possono sembrare tante, ma la materia narrata è abbondante e poteva anche sconfinare ulteriormente senza fatica. 5/10.
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