Regia di Jonathan Teplitzky vedi scheda film
Coproduzione Anglo-Australiana tratta da un romanzo autobiografico di successo. Eric Lomax è prigioniero di guerra nel secondo conflitto mondiale in oriente e partecipa alla costruzione della ferrovia che collegherà le capitali delle attuali Thailandia e Birmania. Le condizioni di lavoro sono disumane, la detenzione terribile. Il protagonista viene ripetutamente torturato per aver costruito assieme ai compagni di sventura una radio con cui tenersi aggiornati sull'evolversi degli eventi bellici. Quando il campo di prigionia verrà chiuso con l'intervento degli alleati, i reduci salvi torneranno nei loro Paesi ad una vita apparentemente normale, fatta di quotidianità, incontri, amori, questioni famigliari. Ma l'incubo del passato tornerà a farsi incessantemente presente, facendo vacillare la mente tra propositi di vendetta, tormento, insonnia, aggressività e tendenze suicide. Film altamente drammatico che sviluppa temi importanti e strade già battute nel mondo del cinema. Le questioni sono morali e il percorso che porterà il protagonista a tornare quarant'anni dopo sui luoghi delle aberrazioni subite porterà al perdono del suo aguzzino. Nei titoli di coda si testimonia addirittura di un'amicizia nata tra i due in vecchiaia. Sicuramente un legame indissolubile passato attraverso gli inferni della violenza. Il discorso morale è alto, la ricostruzione ambientale efficace, i protagonisti di alto livello. Lo stile e le scelte di sceneggiatura e dialoghi talvolta risultano retoriche e esagerate, peccando di inverosimiglianza e teatralità. Quel che è peggio scivolano in una sorta di romanzata redenzione generale che priva il risultato finale di vero mordente. Ne risente così proprio il nobile intento etico della pellicola. Comunque dà da pensare, il che non guasta mai.
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