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Le due vie del destino

Regia di Jonathan Teplitzky vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le due vie del destino

di GIMON 82
5 stelle

L'autobiografia del dolore passa dalla patina "Hollywoodiana",catturandone emozioni amare e traumi mai sopiti......Tratto dal romanzo di Eric Lomax le "Due vie del destino" è una pellicola che vorrebbe parlare al cuore,(in parte riuscendoci) ma il tentativo si ferma sulla costruzione melodrammatica dell'immagine.

La vicenda si svolge intorno agli anni 60 presentandoci un uomo che fa dei viaggi in treno un "modus vivendi",Colin Firth si presenta  nelle vesti di Eric Lomax assumendone una vis  traumatizzata ma pervasa di profonda umanita'.Durante una sortita in treno Lomax conosce la dolce Patti,una Nicole Kidman in versione corvina che qui appare molto dolce,tuttavia l'attrice australiana (forse per l'insolita versione scura) appare poco intensa,nonostante le ampie sfumature del suo personaggio.In questo senso appare piu' completa la performance di Firth,piu' sofferta e umana,alle prese con un orrore passato che ne devasta il quotidiano.

Colin Firth, Nicole Kidman

Le due vie del destino (2013): Colin Firth, Nicole Kidman

Dall'incontro all'amore il passo è breve,Eric e Patty convolano a nozze,ma quello che separa la normalita' di coppia dalle inquietudini personali di Eric  è un confine molto labile.Affidandosi alla bravura di Firth il regista Treplitzky infonde in cio' un respiro forte, a tratti nervoso,nel sottolineare una difficolta' relazionale di Eric col mondo circostante.Il problema di fondo è nel cuore di una  storia che nonostante un soggetto solido non riesce a decollare,relegandosi all' ennesimo polpettone strappalacrime di marca "Hollywoodiana.La storia di Eric è quella di un personaggio sfaccettato che riusciamo a conoscere bene nei flashback passati,istantanee di un secondo conflitto mondiale ambientato in un sud-est asiatico (Singapore) dove tiraneggiano i soldati giapponesi di Hirohito.Lomax è un ufficiale britannico in erba, generoso e geniale,addetto agli impianti radio e appassionato di ferrovie.

Jeremy Irvine

Le due vie del destino (2013): Jeremy Irvine

Un personaggio  cosi' non puo' che solleticare le nostre simpatie,sopratutto grazie al bravissimo Jeremy Irvine che regala una figura appassionata nonostante un aspetto da nerd ante-litteram.Il suo Lomax "Junior" si ritrova prigioniero dei giapponesi e costretto a collaborare con loro alla costruzione di una ferrovia.Treplitzky a questo punto trasporta la telecamera in un girone infernale dove a causa dell'impavida intelligenza Eric dovra' fare i conti con l'orrore delle torture nipponiche.

A causa di un apparecchiatura radio costruita abusivamente Lomax e i suoi commilitoni vengono scoperti e picchiati selvaggiamente dai soldati giapponesi.Lomax dimostrera' un coraggio non comune sacrificandosi alla causa dell'esercito britannico,"prestandosi" come un martire alle torture di un terribile soldato (e interprete) del "Kempai",una polizia segreta equivalente della Gestapo tedesca.

Il punto è tutto qui,come in un flusso reminiscente della coscienza "le due vie del destino" prende una piega che sfrutta la retorica del trauma post-bellico,nonostante la prima parte ambientata a Singapore sia efficace,seppur poteva godere di piu' ampio respiro "epico"-

Jeremy Irvine

Le due vie del destino (2013): Jeremy Irvine

L'incontro tra Lomax e il carnefice Takashi Nagase segna quasi un punto di svolta nel film,ci riporta ad un ambientazione "Liquefatta" di torture e violenze che tuttavia non riescono a incidere come dovrebbero sulle sorti della storia.Chiaramente i toni emozionali sono alti,per un drammone didascalico dove il personaggio  è ancora in guerra nel presente,invaso di testardaggine

nel non rendere la consorte partecipe del suo dolore.Il sentimento d'amore verso il marito spinge la  Kidman ad indagare sul passato dell'uomo, con l'algida attrice a svolgere la funzione di "Deus ex machina" di una pellicola modesta nella scrittura e scontata nell'impostazione.

Nonostante la presenza di attori navigati come  Firth, la Kidman e il bravissimo Stellan Skarsgard il "destino" vola sempre basso,ci riporta ad un passato amaro,composto di bastonate e metodi "a cassetta" da polizia borbonica.Immagini che comunque non lasciano indifferenti,ma che non riescono a scavare un solco tra le interpretazioni degli attori e un linguaggio registico modesto.

Tutto si svolge dentro una "patina" da melo' anni 50,con  personaggi chiusi in  reticenze e  dolori,emblematico in cio' uno Stellan Skarsgard (Finlay) che da personaggio "chiave"  sceglie l'autoannullamento come scelta finale.

Hiroyuki Sanada

Le due vie del destino (2013): Hiroyuki Sanada

Tutto il resto è lasciato ad un finale abbastanza logico,commiserevole a tratti per un carnefice che da spietato aguzzino  si ritrova 20 anni dopo nei "panni" di una pacifica guida turistica lluminata dal Buddismo.Il confronto finale tra vittima e carnefice ne ribalta (ovviamente) i ruoli riprendendo "Modus" operandi da cinema commerciale,dove i dialoghi appaiono retorici e a tratti fuorvianti.

Compare cosi' una fetta di "pietas" umana che noi siamo li ad aspettarci (e a scongiurare) sin dall'inizio,un umanita' che purtroppo appare "confezionata" su misura e legata a stereotipi cinematografici strautilizzati.

Un vero peccato dunque per un soggetto comunque notevole,il cui personaggio gode di uno spessore umano superiore e dove l'amore di (e per) una donna e l'incontro coi "fantasmi" del passato cambia le carte del destino in tavola......

Senz'altro con una sapienza registica maggiore avremmo potuto godere di un altro film,ma purtroppo non è andata cosi'.........

Colin Firth, Nicole Kidman

Le due vie del destino (2013): Colin Firth, Nicole Kidman

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