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Le due vie del destino

Regia di Jonathan Teplitzky vedi scheda film

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La recensione su Le due vie del destino

di EightAndHalf
2 stelle

Polpettone hollywoodiano, ti invochiamo per chiederti con che coraggio ci affliggi ancora con trame assurde e ritmi da piagnisteo patinato ed eccezionalmente freddo. Solo tu sai mettere insieme due attori famosi che potranno prestare la loro faccia ultranota per confermare ulteriormente l'inutilità dei tuoi personaggi, solo tu puoi costringere la Storia sui binari (è il caso di dirlo) del pathos trito e convenzionale, rischiando quasi la malafede. Solo tu puoi farci inginocchiare di fronte all'incredibile tedio che attanaglia il nostro sguardo da spettatori indifesi.

 

Colin Firth, Nicole Kidman

Le due vie del destino (2013): Colin Firth, Nicole Kidman

 

A mostrarci la tua nuova furbata  allucinante sono i divi Colin Firth e Nicole Kidman, con uno Stellan Skarsgard di recente ninfomane memoria che quando parla sembra sempre il vergineo Seligman. La Kidman è forse uno dei personaggi più pretestuosi mai visti al cinema, che giunge in scena per sposare un protagonista complessato da terribili ricordi del passato e che trova nella moglie un motivo per non giungere al suicidio per disperazione e depressione. Intanto però le visioni lo attanagliano e lo costringono a momenti di crisi psichiche assai preoccupanti, tanto che viene da chiedersi come la tener(amente antipatic)a Kidman non si sia accorta di questo prima di sposare l'individuo in questione e come non le sia poi venuta in mente di attivare subito le carte del divorzio. Vabbè, trattasi di vero folle amore... Il problema di Lomax (Firth) con il suo passato sembra non poter essere curato da nessuno psichiatra, dunque Patti (Kidman) cerca disperatamente di scoprire i suoi precedenti, benché lui non ne voglia parlare. Sarà la testimonianza di Stellan Skarsgard a illuminare Patti, e a renderla consapevole della terribile esperienza di guerra che quasi quarant'anni prima lui e Lomax avevano affrontato a Singapore, dove l'esercito giapponese li avevi fatti schiavi per la costruzione di una ferrovia. Il caso vuole poi che Lomax sia un appassionato di treni, ma questa è un'altra storia. Un giorno fu portato per 15 giorni in un luogo misterioso dai soldati giapponesi, e in particolare uno di loro, un interprete necessario per la comunicazione fra vittima e carnefice, aveva causato e incoraggiato tutte le terribili torture che Lomax aveva dovuto sopportare durante questo isolamento, avvenuto a causa della costruzione di una radio tramite mezzi di fortuna durante la prigionia. Così la storia di The Railway Man continua a dipanarsi (e ad appannarsi) tra passato e presente, fra flashback e commozioni varie, fino alla resa dei conti, che vedrà Lomax tornare in Singapore dopo quasi quarant'anni per cercare la sua vendetta.

 

Colin Firth

Le due vie del destino (2013): Colin Firth

 

Gli scivoloni che il mestierante Teplitzky compie sono troppi, dalla lucidezza patinata delle immagini anche più violente e (presunte) disturbanti fino al tono drammatico ricattatorio che si dischiude dalla (presunta) tensione emotiva tra i vari protagonisti. Il risultato è un'indigesta melassa paradossalmente ottimista, dotata di un onirismo da giornaletto rosa, sempre pronta a mettere la musica quando ce n'è bisogno, e che pensa di tenere in pugno le emozioni degli spettatori meno accorti. Con quel tratto da una storia vera che lo fa più assomigliare a un caso illustrato in qualche programma televisivo strappalacrime che ad un film, per quanto edificante esso possa essere. Indigesta è l'interpretazione da parte dei personaggi, forse troppo bravi per personaggi tanto stupidi, e quindi in qualche modo spiazzanti e involontariamente ridicoli. Indigesta è la sceneggiatura, piena zeppa di ingenuità dilettantesche. Indigesto soprattutto il personaggio della Kidman, di cui non si viene a sapere né condizione sociale, né passato, né un benché minimo dettaglio, tanto che le femministe farebbero bene ad accanirsi, vista la totale dipendenza passiva che lei sembra subire dal marito (qualunque donna normale lo avrebbe fatto ricoverare, e avrebbe sofferto dell'idea di non poter condividere almeno parte di un passato che comunque anche lei deve avere avuto). Messe però da parte queste inezie (chiamiamole pure così), a sconvolgere davvero è l'approccio alla Storia: i giapponesi sono crudeli carnefici bastardi mentre gli alleati sono gli eroi civili che si fanno "giustizia" nella maniera più corretta, riuscendo ad andare oltre i propri interessi e a dimostrare di saper perdonare. Che ben due bombe atomiche furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki è meglio non ricordarlo ai fini della trama.

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