Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Un famoso caso giudiziario americano è la traccia che fa da fondamenta a quest’opera di Atom Egoyan che inserita nella sua filmografia risulta quasi superflua.
Se ci si ritrovano alcune tematiche care all’autore (come la tragedia che cambia tutto, vedi “Il dolce domani” (1997)) è anche vero che nell’inquadrarle la componente artistica ha il fiato tremendamente corto.
West Memphis 1993, tre bambini scmparsi da qualche giorno vengono ritrovati morti e la comunità è distrutta.
La polizia arresta tre giovani accusati di essere cultori di Satana anche se le prove sono interlocutorie.
A supporto della difesa indaga un investigatore privato (Colin Firth) che non è convinto dai fatti.
La tana del diavolo, una barriera verde che prende corpo a partire da una strada interrotta, il silenzio delle ricerche, accompagnate da uno sfondo musicale indicato, squarciato da un grido di dolore; qui si può dire che finisca l’Atom Egoyan “touch”.
Saranno passati si e no quindici minuti e si entra tra le pieghe del procedimento che non sembrano esser affar suo, simili a tanti altri titoli, anzi se vogliamo infierire pure un po’ peggio al di là del soggetto, comunque poi non così particolare, nel quale la verità di comodo non è poi solida come le (superficiali) apparenze vorrebbero far credere.
Si perde presto mordente tra le distinte ottiche dei personaggi posti sotto indagine fino a scivolare lentamente sul finale che rimanda con più didascalie a quanto poi successe nel corso degli anni.
E lungo tutto il film si aggira un Colin Firth pericolosamente in versione “assente ingiustificato”, tutt’altro che di aiuto, convincente invece Reese Witherspoon in quanto a compartecipazione al dolore (meno nell’indicare il sopraggiunto dubbio, ma la colpa è da attribuire ad altri).
Da un autore come Atom Egoyan è lecito attendersi molto di più anche solo nell’espletamento di un indagine che ben presto manifesta i suoi principi cardine per cui poi si tratta di una “passerella” per lo più svuotata da colpi di scena rimanendo rappresentata come già è capitato in tanti altri film dove la giustizia è incanalata dalle apparenze e dalle opportunità del caso.
Discrete intenzioni, ma risultato fin troppo anonimo (al netto di un approccio molto promettente).
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