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Paradise: Faith

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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La recensione su Paradise: Faith

di supadany
6 stelle

VOTO : 6,5.
Interessante il lavoro di Seidl che riesce ad impressionare (spesso positivamente) in più circostanze, ma nel complesso mi ha lasciato più di un dubbio.

Esempio classico di film destinato a dividere (in sala qualcuno è uscito anzitempo e spazientito, qualcun altro alla fine ha pure applaudito sentitamente), non tanto per quanto mostra (atti anche estremi, soprattutto per la loro simbologia), ma per la compiutezza in se (mi è parsa un po’ ostentata gratuitamente la volontà di “stupire”).

Anna Maria (Maria Hofstatter) è una fervente donna cattolica devota a Gesù Cristo e tenace nel cercare di avvicinare più concittadini possibili alla fede cristiana.

Ma quando all’improvviso si ritrova in casa il marito musulmano, costretto su una sedia a rotelle, avrà ostacoli quotidiani sul suo percorso anche all’interno delle mura domestiche e non solo all’esterno dove spesso le sue intromissioni nelle abitazioni altrui sono mal sopportate.

Il fondamentalismo cattolico al posto di quello islamico (che anzi qui passa dalla parte del più debole e comunque della ragionevolezza) ed un personaggio (strepitosa peraltro l’interpretazione di Maria Hofstatter) eccessivo, ma decisamente riuscito, sono i due elementi di spicco del film di Ulrich Seidl, secondo capitolo della sua personale trilogia.

Già la prima scena (l’autoflagellazione della protagonista inginocchiata di fronte ad un crocefisso) fa capire prepotentemente il contesto della storia che poi si sviluppa tra l’opera di persuasione della protagonista ed il suo rapporto con l’incomodo casalingo rappresentano dal ritrovato marito.

In entrambi i frangenti non mancano sviluppi interessanti, con incontri che danno origine a confronti e dialoghi con persone normali di varia natura (spesso disadattati nell’animo e nel corpo, ma non sempre, vedi la prima tranquilla e pacifica coppia) con risvolti anche umoristici (non so se volontariamente o meno, dubbio per me rilevante) e lo scontro casalingo, summa dei contrasti tra idelogie con ruoli ribaltati rispetto alle consuetudini odierne (ma si sa, la storia è ciclica in queste cose).

Esteticamente ci troviamo in uno stile rigoroso (mi ha ricordato, per certi aspetti, alcuni film di un altro austriaco, ovvero Michael Haneke) contaminato da alcuni frangenti nei quali il tono rischia di degenerare (per l’appunto un paio di incontri di Maria, quello con la coppia e col signore in mutande) e qualche eccesso che non ferisce, ma pare più che altro inserito “per far scena” (lo sputo al Crocefisso, o quando Maria porta quest’ultimo sotto le coperte, oppure l’orgia nel parchetto, un po’ troppo in vista diciamo).

Finale invece poco incisivo (almeno non memorabile), dove comunque le debolezze e le contraddizioni di Maria emergono chiaramente, per un prodotto, secondo me, più interessante che completamente ispirato.

Chissà se rivedendolo inserito nel contesto dei tre “Paradise” (il primo presentato a Cannes non l’ho ancora visto) il mio giudizio non possa mutare. 

Su Ulrich Seidl

VOTO : 6,5.
Interessante senza dubbio (insomma questa trilogia me la voglio vedere tutta prima di trarre una conclusione definitiva), ma ogni tanto mi è parso voler (inutilmente) forzare la mano.
Oltre che bravo mi ha lasciato la sensazione di essere anche un pò furbo.

Su Maria Hofstätter

VOTO : 8.
Lei semplicemente strepitosa.
Il personaggio aveva tutte le carte in regola per lasciare il segno, ma se lo fa è anche grazie a questa attrice che ho trovato quasi folgorante (immagino che Hadas Yaron per vincere la Coppa Volpi a Venezia sia stata superlativa, altrimenti non mi spiego questo mancato riconoscimento per Maria Hofstatter).

Su Nabil Saleh

VOTO : 6,5.
Discreto, ruolo che fa da contraltare alla protagonista (e che quindi offre parecchie possibilità), ma forse avrebbe potuto fare di meglio (insomma mi ha lasciato questa sensazione).

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