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Paradise: Faith

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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La recensione su Paradise: Faith

di alexio350
7 stelle

Anna Maria si prende a frustate sulla schiena davanti all’immagine di Cristo, si intrufola negli appartamenti delle persone portando in dono la statua della Madonna, rischiando ogni volta di farsi insultare o anche picchiare, organizza dei gruppi di preghiera a casa sua, suona la pianola intonando inni al Signore e parla da sola davanti al crocefisso. La sua routine si complica quando il marito, rimasto paralizzato sulla sedia a rotelle, ritorna a casa dopo un periodo di assenza. Gli scontri tra i due si fanno subito all’ordine del giorno. 

 

Ulrich Seidl, con la sua tipica vena irriverente, mette in scena il ritratto di una donna il cui fervore religioso è evidentemente il surrogato di un desiderio di amore - spirituale e non  - che manca nella sua vita e che il marito ormai invalido non è più in grado di soddisfare. Ciò si palesa chiaramente quando quest’ultimo torna a casa implorando un po’ di affetto e la donna, invece di accoglierlo con un minimo di carità cristiana, si mostra da subito insensibile a qualunque sua richiesta che vada al di là delle faccende pratiche. 

 

La religione, dunque, è una sorta di nevrosi in cui la protagonista si rifugia, e che non riesce, tuttavia, a compensare del tutto i desideri della carne che continuano a palesarsi quando ad esempio si imbatte in persone che, di nascosto, fanno sesso nel parco e la porta ad avere con il crocefisso un rapporto fisico e morboso che va ben al di là del consentito. Attraverso di lei, tuttavia, Ulrich mira a darci il ritratto più generale di una società in cui le passioni, quando non trovano libera rappresentazione in ciò che risulta lecito, assumono forme sotterrane e grottesche. Non manca, infatti, anche in questo film come in altri suoi una buona dosa di ironia, nel mostraci le storture di un mondo che, appena dietro le pieghe della normalità, mostra la sua pazzia latente. 

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