Trama
Anna Maria è una cattolica convinta. Devota di Gesù Cristo e del suo esempio, mentre la sorella Teresa è partita per il Kenya, dedica le sue vacanze a un singolare pellegrinaggio. Nella speranza che tutta l'Austria possa essere ricondotta verso sentieri più virtuosi, Anna Maria tutti i giorni va di casa in casa con una delle sue statuette da 40 centimetri raffiguranti la Vergine Maria in modo che tutti possano adorarla. Dopo anni di assenza, però, fa ritorno a casa suo marito, un egiziano musulmano, costretto su una sedia a rotelle. Da quel momento, i canti e le preghiere si alternano a una dura lotta quotidiana.
Approfondimento
PARADISE: FAITH - SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DI SIEDL
Paradise: Faith è il secondo capitolo della trilogia cominciata dal regista Ulrich Siedl con Paradise: Love, presentato in concorso al Festival di Cannes 2012. Protagonista questa volta è Anna Maria, sorella della Teresa che nel primo capitolo parte alla ricerca di "amore" in Kenya. Cinquantenne assistente in un laboratorio di radiografie, Anna Maria approfitta dell'estate e dell'assenza del marito, un musulmano egiziano paraplegico, per diffondere la sua devozione a Dio portando di casa in casa una statua della Madonna Rosa Mystica, una raffigurazione della Madonna pellegrina alta 40 centimetri. Secondo la tradizione tedesca, la Madonna pellegrina ha il potere di concedere guarigioni alle famiglie che la ospitano tanto che esistono nella sola Austria circa 4 mila esemplari della Madonna Rosa Mystica. Per ironia della sorte, l'unica a non godere dei "miracoli" della statua è la stessa Anna Maria, costretta presto a confrontarsi con il ritorno del marito e le sue pretese, frutto di una concezione diversa sia della religione sia del ruolo della donna. Così come Gesù, Anna Maria si ritrova a percorrere le stazioni di una personale via Crucis, quelle del matrimonio.
PARADISE: FAITH - FLAGELLAZIONE SUL SET
Anna Maria e sua sorella Teresa hanno un problema molto simile. Entrambe sono deluse dell'amore e dagli uomini, hanno un rapporto frustrante con il sesso e necessitano di conseguenza di colmare il loro vuoto interiore. Mentre Teresa tenta di sentirsi appagata attraverso l'amore carnale, Anna Maria si rifugia nell'amore per Gesù Cristo, intravedendo in lui un uomo in carne e ossa.
Protagonista di Paradise: Faith è Maria Hofstätter, attrice con cui Siedl aveva già lavorato in Canicola. Cresciuta in un ambiente profondamente religioso, l'attrice non fa mistero del fatto di essere rimasta particolarmente turbata dalle implicazioni del ruolo e dall'uso che il suo personaggio fa del suo corpo per espiare delle colpe. Per Anna Maria, il corpo - mostrato con riprese ravvicinatissime e senza abbellimenti - è uno strumento da utilizzare per fini morali, anche se nella sua sofferenza fisica si ravvisa un certo desiderio sessuale. Nelle scene di flagellazione, la Hofstätter si è realmente colpita con una delle frusta in pelle a più code, simile a quelle usate dagli appartenenti all'Opus Dei.
PARADISE: FAITH - IL METODO SIEDL
Fedele al suo metodo di lavoro, Siedl ha girato le scene tipiche di un lungometraggio in un ambiente che invece è tipico di un documentario, mescolando finzione con situazioni e imprevisti reali. Così come in Paradise: Love ha usato attori non professionisti reclutati in Kenya, anche in Paradise: Faith ha fatto ricorso per il cast a persone comuni. Dopo aver comprato la statua della Madonna Rosa Mystica, Siedl e la sua troupe hanno infatti effettuato le riprese girando per davvero di casa in casa, presentandosi di soppiatto alle porte di gente comune e sconosciuta. Mettendo in atto quello che ha visto fare durante le ricerche da coloro che portano le "vere" statue, Siedl ha incontrato gente appartenente a diverse sfere sociali e con differenti stili di vita, facendo loro domande e cercando di convincerli dei "miracoli" della credenza. Anche il ruolo del marito di Anna Maria è affidato a un attore dilettante, Nabil Sadeh, cinquantenne cresciuto in un Paese musulmano.
Non esistendo dialoghi nella sceneggiatura, mantenuta sempre in fieri, gli attori hanno dovuto far ricorso alla loro capacità di improvvisazione.
Note
Anna Maria è metafora di una nazione e delle sue brucianti contraddizioni. Ma è pure una sfida lanciata da Seidl allo spettatore: lo provoca a sentirsi superiore, a giudicare l’orizzonte ristretto della protagonista. La trilogia di Seidl parla di questo: del quotidiano tributo di bugie, autoassoluzioni e masochismo che ognuno offre, in uno scambio di merci socialmente accettabile, per agguantare il proprio paradiso. Secondo capitolo della trilogia cominciata con Paradise: Love (2012) e terminata con Paradise: Hope (2012).
Trailer
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- Leone d'Argento - Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia 2012
Commenti (1) vedi tutti
Nel secondo capitolo della trilogia del "Paradiso", Seidl usa la fede per continuare attaverso i corpi la sua analisi sullo stato di latente alienazione che incombe sui rapporti umani. Annamaria e una credente convinta , ma il linguaggio del corpo ci informa che prima di una cattolica devota, sembra essere più una donna sessualmente frustrata.
commento di Peppe Comune