Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
Chiude in bellezza la trilogia del cineasta austriaco Ulrich Seidl, Paradise: Love, Faith e appunto Hope, vale a dire Fede, Speranza e Carità. Nessuno dei tre capitoli, autonomi nello sviluppo narrativo ma legati dall’appartenenza delle protagoniste alla stessa famiglia o alla stessa sfera di conoscenze, è stato distribuito in Italia. Se non in occasione della rassegna che il cinema Massimo di Torino dedica ai film inediti, in tenitura per un mese. La trilogia si conclude raccontando l’estate di Melanie, 13 anni e un problema notevole di sovrappeso. Per questo viene mandata in località remota dentro un istituto dove pingui fanciulle sono tenute a stecchetto. Se si resiste alla facile ironia di chi individua nei metodi teutonici di tutori e tutrici lo stereotipo del dottore che costringe Paolo Villaggio ad abbuffarsi di “poppette di Bavaria”, si trova il ritratto spietato (alla Seidl, appunto) di un sistema che invita al consumo sregolato e poi lo reprime, in un grottesco corto circuito. Fuor di metafora, la speranza, per la fanciulla, è in un altrove migliore, dove poter vivere una storia d’amore impossibile con un medico cinquantenne che non corrisponde l’infatuazione, e invece lei idealizza nel disordine sentimentale della sua età. Melanie sembra ancora più allo sbando delle protagoniste dei due film precedenti, ma ha una tenerezza recondita, non doma, che rende Hope il capitolo più aperto.
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