Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
Alcune adolescenti vengono spedite dai genitori in una specie di colonia in cui dovranno dimagrire. Mentre, restie alle rigide regole imposte, si confessano a vicenda le prime esperienze amorose, Melanie si invaghisce del medico del posto.
Paradise: Hope, del provocatorio regista austriaco Ulrich Seidl, parte di una trilogia, può essere visto come una metafora di una società che impone delle regole che poi, per prima, non rispetta né è in grado di far rispettare ai suoi componenti. Se la costrizione che obbliga le ragazzine in colonia, sembra partire da una sorta di menefreghismo da parte dei genitori stessi, che poi si premurano di farsi i fatti loro e manco rispondono al telefono, gli stessi ispettori e tutori della colonia sono delle figure ambigue e tutt’altro che positive. A partire dall’insegnante di ginnastica, il quale con metodi militari impone esercizi estenuanti e palesemente inutili, al medico che - pur non cedendo alle lusinghe di Melanie - ha evidentemente una personalità disturbata e ingaggia con lei una sorta di gioco viscido tra attrazione e repulsione. Ulrich, però, dirige tutto anche con intento ironico, e la curiosità delle sue invenzioni è anzitutto quello che cattura in questo film inconsueto e originale.
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